Primari, pensione anticipata causa Renzi

Il direttore Cappello alle prese con il ricambio generazionale fissato per decreto e il dimezzamento dei permessi sindacali


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Non c’è ancora la certezza, ma il rischio è piuttosto concreto che dal 31 ottobre la sanità altoatesina perda più di un primario in applicazione del decreto legge Renzi sul ricambio generazionale legato alla pubblica amministrazione. Vista la ristrettezza dei tempi, il decreto sta creando una certa preoccupazione ai vertici dell’Asl. Tanto che per martedì il direttore amministrativo Marco Cappello ha convocato una riunione con i responsabili del personale delle quattro Asl ed è in contatto con la Provincia per capire come e se il decreto debba essere applicato anche in Alto Adige e quante persone riguarderebbe.

«In base all'articolo 1 del decreto legge 90 del 25 giugno, in vigore dal giorno successivo, pare che i primari, che alla data dell'entrata in vigore del decreto siano ancora attivi perché non hanno raggiunto i 66 anni e tre mesi di età ma hanno già 40 anni di servizio effettivo, possano rimanere solo fino al 31 ottobre. Al netto dei dovuti approfondimenti e del fatto che il decreto deve essere ancora convertito in legge, più di un primario teoricamente ricadrebbe in questa nuova previsione normativa che se dovesse essere direttamente applicata anche in provincia comporterebbe il pensionamento anticipato di più di un primario che ha raggiunto i 40 di servizio effettivo a prescindere dal requisito dell’età».

Lo scorso anno la direzione generale dell’Asl aveva emanato una direttiva che stabilisce che con 40 anni di servizio e 66 anni e 3 mesi di età i primari debbano andare in pensione.

Una scelta dettata dalla necessità di uniformare le regole in tutte e quattro le Asl e, motivo non secondario, alleggerire la voce relativa agli stipendi dei primari che ovviamente è molto pesante.

Il limite anagrafico non è stato particolarmente gradito, perché i primari come i giudici rientrano in quelle categorie che non andrebbero mai in pensione.

Certo è che in questo momento il pensionamento, anticipato rispetto alle previsioni, di alcuni primari comporterebbe una serie di problemi. Resta per ora il dubbio se il decreto Renzi si debba applicare anche in Alto Adige, dove la Provincia ha competenza primaria sul personale.

«È quello che si sta approfondendo in questi giorni, ma temo che l’Alto Adige non si possa chiamare fuori visto che il decreto fissa dei principi generali che non possono essere ignorati».

Altra questione all’ordine del giorno nell’incontro di martedì, il dimezzamento dei permessi sindacali, pure previsto dal decreto varato alla fine di giugno, e operativo dal 1º settembre.

Se il pensionamento anticipato dei primari punta a fare spazio ai giovani, questa seconda misura ha come obiettivo quello di recuperare il lavoro di medici oggi impegnati nell’attività sindacale.













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