Pronto soccorso, l'Alto Adige rischia il collasso

L’aumento esponenziale degli accessi al Pronto soccorso in tutti gli ospedali dell’Alto Adige - in 4 anni quasi quarantamila in più - finisce per intasare i reparti. L’Asl vuole risolvere il problema ripensando il lavoro dei medici di base


Valeria Frangipane


BOLZANO. Due questioni pesano sul riordino della sanità e saranno affrontate oggi dall’assemblea annuale dell’Ordine dei medici.
Punto primo: l’aumento esponenziale degli accessi al Pronto soccorso in tutti gli ospedali dell’Alto Adige - in 4 anni quasi quarantamila in più - che finisce per intasare i reparti e che l’Asl vuole risolvere ripensando il lavoro dei medici di base. Punto secondo: la cronica mancanza di posti letto per pazienti post-acuti che a tutt’oggi sommando i letti disponibili negli ospedali e nelle case di cura private arriva solo a quota 363.
Problemi che la Riforma promette di affrontare tra lo scetticismo degli addetti ai lavori che non intravedono soluzioni a breve. Se in tutto il 2004 il Pronto soccorso dell’ospedale di Bolzano ha assorbito 77.105 persone, nel 2008 (ultime cifre dell’Asl) ha visto schizzare il dato a 90.563 (13.458 pazienti in più).
Il Pronto soccorso del Tappeiner di Merano, sempre dal 2004 al 2008, ha fatto registrare un aumento di quasi undicimila pazienti, Bressanone di seimila, Silandro di quattromila, Vipiteno di duemila. San Candido ha raddoppiato le cifre (da 7.787 accessi a 14.280). L’unico in controtendenza, che è riuscito addirittura a scendere, è Brunico. Florian Zerzer - direttore del Dipartimento sanità - parla degli ultimi dati che definisce preoccupanti: «Ci risulta che dal 20 al 25% delle visite specialistiche richieste dai medici di base siano inappropriate, in parole povere assolutamente evitabili. E siccome non è possibile sovraccaricare gli ospedali di lavoro inutile stiamo lavorando alla stesura di nuovi protocolli».
Il direttore generale dell’Asl unica, Andreas Fabi, dice che dovrà aumentare il numero dei medici di base (da 370 a 410) e che va rivisto anche il metodo di lavoro: «Il futuro sta negli studi associati aperti con orario continuato da mattina a sera ed il sabato fino a mezzogiorno. Non con ambulatori aperti solo poche ore». E con pazienti costretti, per forza di cose, al Pronto soccorso. Resta da capire se la Riforma stia veramente lavorando al riassetto e discutendo con medici e pediatri di base anche perché l’Asl non ha ancora presentato nulla in merito. «Lo stiamo facendo - ribatte Fabi - e siamo già a buon punto».
Seconda questione, caldissima, la cronica mancanza di posti letto per pazienti post-acuti ovvero tutte quelle persone che hanno subìto un intervento chirurgico o superato una grave malattia (ad esempio l’ictus) e che dovrebbero rimanere in ospedale solo lo stretto necessario (il tempo legato alla cura della cosiddetta fase acuta). A questi pazienti l’ospedale di Bolzano mette a disposizione 14 letti e Vipiteno 10 (!): in totale gli ospedali pubblici vantano una capacità di 132 letto contro i 231 delle case di cura private per arrivare ad un totale di 363. Gli addetti ai lavori che continuano a non capire cosa intenda fare l’Asl nel concreto ritengono fondamentale per uscirne il potenziamento del ruolo dei medici di base e dei pediatri di libera scelta, il reperimento o la creazione di strutture cliniche adatte al ricovero intermedio e lo sviluppo di una rete informatica adeguata fra ospedale e territorio.

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