Prostituzione, stroncato il racket cinese 

In manette marito e moglie: gestivano l’attività in modo manageriale con decine di ragazze sfruttate e centinaia di clienti


di Paolo Tagliente


BOLZANO. Avevano organizzato la loro attività alla perfezione. Prima avevano affittato un appartamento in viale Druso e poi lo avevano trasformato in una “casa d’appuntamenti”che fruttava dai 2 mila ai 3 mila euro al giorno. A mettere fine alla lucrosa attività ci hanno pensato, ieri mattina, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Bolzano che da novembre, insospettiti dal viavai di uomini dal palazzo, stavano tenendo sotto controllo la situazione e che, raccolti gli elementi necessari, sono intervenuti per mettere fine allo sfruttamento delle ragazze. In manette sono finiti marito e moglie di origine cinese - 36 anni lui e 31 lei - , i due imprenditori che avevano dato il via all’attività con una organizzazione e un’attenzione al dettaglio degna dei migliori manager. Tutto si svolgeva in un elegante palazzo al civico 72 di viale Druso, dove ragazze di origine asiatica accoglievano i clienti, dal primo mattino fino a notte fonda. Clienti che veniva cercati con annunci su internet e su giornali pubblicando anche un numero di telefono che non era quello delle ragazze, ma della giovane arrestata, vera e propria maitresse. Grazie a questo sistema la trentunenne aveva il controllo totale sull’attività e sulle entrate: era lei, infatti, che parlava con il cliente, ne verificava la richiesta, concordava il tipo di prestazione, gli eventuali supplementi (come la possibilità di fare la doccia) e stabiliva il prezzo (che aumentava ulteriormente se l’uomo pretendeva rapporti non protetti) della prestazione stessa. A quel punto, la maitresse comunicava alla prostituta l’autorizzazione a far entrare il cliente nell’appartamento. Un sistema che le permetteva di conoscere fin da subito l’entittà delle entrate, evitando che la giovane sfruttata potesse appropriarsi di più di quanto le fosse stato pattuito. Alle giovani sfruttate spettava solo il 15 per cento dei guadagni e ogni due settimane veniva sostituite da altre ragazze. Questo accadeva non certo per riguardo alle giovani, ma semplicemente perché i clienti continuavano a chiedere sempre nuove ragazze. Centinaia i clienti “monitorati” in questi mesi (basti pensare che la media era di 15/20 al giorno), trattati con un’attenzione tale da fare invidia agli esperti di marketing. Marito e moglie si sinceravano della soddisfazione della clientela con tanto di feedback telefonico sulle prestazioni ricevute, con domande sul gradimento o meno delle ragazze che si succedevano nell’appartamento e addirittura con l’applicazione di prezzi scontati per i clienti più affezionati. Sarà anche stata un’attività illegale, ma la coppietta cinese ha dimostrato di avere notevoli capacità imprenditoriali.

A mettere fine a questa purtroppo antichissima forma di schiavitù ci hanno pensato i militari dell’Arma, coordinati dalla Procura di Bolzano. L’uomo è stato arrestato e portato in carcere a Bolzano mentre la moglie è stata associata al carcere di Venezia. Nei prossimi giorni saranno ascoltati dai magistrati. Già interrogati dai carabinieri, invece, una decina di frequentatori dell’appartamento di via Druso. Nei loro confronti non viene mossa alcuna accusa, intendiamoci, ma la loro testimonianza è ritenuta molto utile dagli investigatori che stanno lavorando anche per ascoltare il racconto diretto di una delle ragazze che hanno lavorato a Bolzano. Impresa più difficile perché le poverette temono costantemente ritorsioni e difficilmente sono disposte a raccontare come andavano le cose.

La coppia finita in manette ha una figlioletta di pochi mesi e questo, molto probabilmente, consentirà alla donna di tornare a casa, magari ai domiciliari, per prendersi cura della piccola. Questo, però, potrà accadere quando tutti gli elementi necessari all’indagine saranno stati raccolti dagli investigatori e non vi saà più alcun pericolo d’inquinamento delle prove.

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