L'INTERVISTA LUISA GNECCHI PARTITO DEMOCRATICO 

«Quelle giornate blindati a decidere il governo» 

Il giuramento. L’ex deputata, ora in segreteria nazionale, racconta le ultime due settimane «Avevamo dubbi, poi si è imposta l’idea di superare l’odio e la voglia di pieni poteri di Salvini»


Francesca Gonzato


Bolzano. Fatto il governo, sciolto l’accampamento nella sede nazionale, la segreteria del Pd torna alle normali occupazioni. Luisa Gnecchi è a Ravenna alla festa nazionale dell’Unità. L’ex deputata ha seguito con i colleghi che affiancano Nicola Zingaretti la trattativa sul governo con il M5S. Nei giorni scorsi non ha rilasciato interviste. Con il giuramento del secondo governo Conte, ecco racconti e impressioni di una ex esponente della minoranza Pd tornata ai piani alti. Non entrerà nel governo. È designata, da prima della crisi, per il Cda dell’Inps.

Quanto le piace il governo di Pd e M5S?

I governi si valutano dai fatti. Aspettiamo la legge di bilancio, sarà quella la verifica sulla efficacia. Parliamo di politica? Un governo con il Pd mi sembra più naturale di quello tra M5S e Lega. Per come ho conosciuto i colleghi dei 5 Stelle nella commissione Lavoro, mi chiedevo come potessero stare insieme alla Lega. Persone disponibili, attente ai problemi del lavoro, delle disabilità, delle disuguaglianze, delle persone deboli e quindi anche degli immigrati.

Il M5S ha votato le leggi, i ministri hanno firmato i provvedimenti sulle navi delle Ong.

Zingaretti ha sottolineato che sarebbe servita discontinuità e c’erano resistenze sul governo, è noto, non per come conosciamo le persone ma per quanto sono state disposte a votare con la Lega.

Dopo le dimissioni di Conte, Zingaretti voleva andare al voto.

Zingaretti è stato molto attento a capire cosa fosse più giusto per il Paese, non per il partito o il proprio gruppo dirigente. È stato splendido nel messaggio che ha lanciato di rispetto delle istituzioni. Zingaretti e Salvini sono due leader di partito, ma quanta differenza di stile con chi ha proclamato la crisi di governo in canottiera dalla spiaggia.

Anche lei era tra i contrari in segreteria?

Ero dubbiosa rispetto a una situazione che vede il gruppo dirigente del Pd diverso rispetto ai gruppi parlamentari (largamente controllati da Matteo Renzi, ndr). Nessuno di noi poteva prenderla alla leggera.

E poi il vento è girato e Zingaretti ha accettato di provare a costruire il governo. Quale è stato il momento chiave?

È maturato giorno dopo giorno. Nelle discussioni si è imposta l’idea che se avessimo potuto realizzare il programma che stavamo scrivendo, allora avevamo il dovere di provarci. E poi è arrivato chiaro a tutti quale doveva essere il nostro obiettivo principale: superare l’odio, la cattiveria e la voglia di pieni poteri di Salvini.

Ha ragione la Lega allora, il vostro è un governo contro Salvini, questo il collante.

Tornare ad essere un Paese normale è importante, scherziamo? Adesso c’è un programma e lavoreremo per realizzarlo.

Nelle giornate al Nazareno, la sede del Pd, quante volte ha pensato “adesso salta tutto”?

Tutti i giorni, a ore alterne. Fino a quando non abbiamo capito che dovevamo metterci tutta, ma proprio tutta, la buona volontà.

Avversaria dichiarata di Renzi, ha deciso di restare nel Pd, mentre il gruppo di Bersani se ne andava. Strana la vita, che la vede di nuovo in maggioranza, per di più in segreteria.

Di Renzi ho pensato tutte le cose che pensava chi se n’è andato. Sono rimasta per chiudere il lavoro in commissione alla Camera. Sono felice di essere rimasta, che ora ci sia Zingaretti, che Roberto Speranza (Leu) sia il ministro della Sanità e che si stiano riavvicinando a “questo” Pd tante persone che si erano allontanate con dolore.

La Svp si asterrà sulla fiducia al governo Conte. Cosa ne pensa?

Quando sono passati dalla posizione blockfrei all’accordo con il Pd, hanno raddoppiato i deputati. In termini più nobili, se ami il tuo lavoro di parlamentare, è appassionate collaborare alle scelta sulle leggi e sulle politiche. Se la Svp votasse la fiducia al Senato, la capogruppo Julia Unterberger parteciperebbe alle riunioni di maggioranza. Non sono dettagli, ma rispetto le decisioni dei partiti.

Il ministro degli Affari regionali e delle Autonomie sarà Francesco Boccia (Pd). Ci sono perplessità nel nord per la sua provenienza pugliese.

È un professore universitario, autore di numerose pubblicazioni, una persona in gamba. E alle infrastrutture c’è Paola De Micheli, bravissima

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