«Questo dolore dei fuggitivi istriani e dalmati oggi è di tutti» 

La cerimonia. Sul Lungotalvera la cerimonia con le associazioni Il Comune ha previsto di fare della stele un’area monumentale  Benussi: «Vogliamo pagarla noi discendenti. Partirà una colletta»  Il sindaco: «No, spetta a tutta la città». L’omaggio anche dell’Anpi



Bolzano. Il monumento agli esuli giuliano dalmati è una pietra spezzata. Serve a ricordare, ma anche a ritessere un filo che lega quei drammi a Bolzano. Per questo come per il Muro del lager ci sono voluti anni per farli diventare patrimonio di una comunità e non è stato facile comporre fratture e trovare una possibile condivisione di quella storia. «Ma ora siamo qui», ha detto ieri il sindaco Renzo Caramaschi, «per dare un senso comune al dolore e alla nostalgia di tanti nostri concittadini costretti a fuggire dalle loro terre e dalle case che avevano abitato per centinaia d'anni». È un debito d'onore per Bolzano, ribadito ieri nel Giorno del Ricordo. A tal punto che il Comune ha deciso di trasformare quel cippo sul Lungotalvera in una vera area monumentale. Avverrà quest'anno. E già è stata avviata la procedura che coinvolge architetti ed storici per trasformare quel tratto dei Prati in un quadrante rievocativo, sul metro delle targhe esplicative assemblate in piazza del Tribunale. «Abbiamo stanziato 70mila euro» ha rivelato Caramaschi. Accanto a lui, Giovanni Benussi aveva appena concluso la sua commossa ed appassionata rievocazione dei drammi della sua e di tante famiglie ora bolzanine costrette da Tito ad imbarcarsi sulla nave "Toscana" lasciando ogni loro avere in Istria, in Dalmazia, a Pola, a Trieste, a Fiume. E l'ex «sindaco di maggio» ha approfittato dell'occasione per lanciare una sua proposta: «Vogliamo essere noi, eredi di quegli esuli, a finanziare di tasca nostra questo nuovo monumento. Faremo una colletta. E lasciamo quel denaro a chi ne ha bisogno». A stretto giro il sindaco ha risposto: «Grazie per la disponibilità. Ma vogliamo essere noi, vuole essere l'intera comunità bolzanina a farsi carico delle spese. Le foibe sono una ferita ancora aperta nel ricordo dei tanti che le subirono. Bolzano farà la sua parte. E anche la politica». Insomma, non è una questione di fondi ma di dovere civico. Tanto che, poco prima della cerimonia ufficiale, avvenuta alla presenza del Comune, con il sindaco, dello Stato con il prefetto Vito Cusumano, della Provincia e del parlamento, rispettivamente col vicepresidente Giuliano Vettorato e Filippo Maturi, c'era stata una iniziativa, inedita, dell'Anpi. Con il suo presidente Guido Margheri , una delegazione dei partigiani italiani tra cui Primo Schönsberg e Florian Kronbichler ha inteso ricordare le vittime «di violenze inaccettabili e dell'esodo, ma nel segno dei valori di pace e di libertà della costituzione e dell'Europa». Ed è proprio sulla scorta di questi valori che la Repubblica ha voluto dare un senso alla memoria di tanti italiani scacciati dalle loro terre istituendo questo Giorno del Ricordo. Facendolo, ha fornito una spinta decisiva al superamento della tante strumentalizzazioni e dai lunghi negazionismi che, rispettivamente da destra e da sinistra, hanno coperto per lunghi anni quella memoria. «Quando una dittatura, in questo caso quella comunista titina», ha voluto ribadire il sindaco, «sviluppa al suo interno anche i germi dell'odio etnico e del nazionalismo, ecco che la dignità dell'uomo scompare». E possono comparire le foibe, profonde voragini carsiche in cui furono gettati, a migliaia, italiani accusati di essere fascisti, ma anche italiani in quanto tali. Vicende a lungo ignorate dai libri di storia. Ma ora rievocate anche istituzionalmente pur dentro un contesto in cui sono emerse anche violenze e sopraffazioni da parte del fascismo sulle popolazioni slave. «Ma una violenza non può essere mai giustificata da una eventuale precedente» ha chiarito ieri Claudio Vercelli, lo storico invitato dall'Anpi domani a tenere un convegno sul tema. Ribadendo così il senso ineliminabile di uno strappo.

E sul devastante dolore per una patria perduta, «patria italiana da 2200 anni» ha detto tra l'altro, si è soffermato a lungo Giovanni Benussi, punto di riferimento della comunità bolzanina degli esuli. Come pure Giovanni Salghetti, altro sindaco di Bolzano, anch'egli presente alla cerimonia sul Lungotalvera. Poco prima Caramaschi, accompagnato dal presidente del quartiere Don Bosco Alex Castellano, aveva deposto dei fiori sulla stele che ricorda il sacrificio di Norma Cossetto, studentessa italiana istriana, uccisa e violentata dai partigiani comunisti jugoslavi. La cerimonia è avvenuta nel passaggio a lei intitolato tra via Gutenberg e via del Ronco. P.CA.

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