Rösch chiede perdono per le violenze sugli ebrei

All’Urania la prima dichiarazione ufficiale di scuse da parte di un amministratore Le parole hanno seguito la presentazione del libro “Quando la patria uccide”


di Ezio Danieli


MERANO. Il sindaco Paul Rösch, nel corso della serata all'Urania con il dibattito su «Siamo tutti vittime? Merano e la sua comunità ebraica», ha compiuto un gesto di alto valore simbolico: ha chiesto perdono a tutta la comunità ebraica per le ingiustizie cui gli ebrei furono sottoposti.

Quello di Rösch, che ha indossato la speciale collana che spetta ai sindaci, è il primo gesto del genere e ha piacevolmente sorpreso i due rappresentanti della comunità presenti. Mirko Wenter e Federico Steinhaus hanno ringraziato il primo cittadino.

Prima di lui era stato Franz Alber a chiedere perdono, ma l'aveva fatto in occasione di un incontro informale, senza gente né rappresentanti della stampa.

Rösch invece, che aveva seguito assieme ad un centinaio di persone l'interessante excursus storico, si è alzato e, dopo aver indossato il segno del sindaco (“Metto il collare al posto della fascia tricolore proprio perché la platea è in massima parte di lingua tedesca”), ha chiesto ufficialmente perdono "per le ingiustizie e le prevaricazioni che gli ebrei meranesi hanno dovuto sopportare nella nostra città per mano dei meranesi".

Il dibattito - organizzato dall'Urania - è seguito alla presentazione, la sera prima, del libro firmato da Sabine Mayr e Joachim Innerhofer “Quando la patria uccide. Storie ritrovate di famiglie ebraiche in Alto Adige” (edizioni Raetia). Punto di partenza del libro e quindi della discussione che ne è seguita sono state le ricerche di Federico Steinhaus, Leopold Steurer, Cinzia Villani e Thomas Albrich, ma senza le testimonianze e l'aiuto dei superstiti e dei loro familiari non sarebbe stato possibile entrare nei particolari delle sofferenze dei perseguitati. Per richiamare l'attenzione sulle violenze subite dalle vittime della Shoah, il testo è interrotto da un segno commemorativo relativo ai loro nomi e dati anagrafici. Sono incluse tra le circa 150 vittime anche le persone morte durante la fuga, all'estero, lontane dalla loro patria, in preda alla disperazione.

Nel corso del bel lavoro di Mayr e Innerhofer sono stati stabiliti nuovi contatti con famiglie di rabbini e medici che avevano vissuto a Merano, come la figlia del medico Hans Eiseck di Berlino, che aveva comprato un maso a Chiusa, il quale, pur restituito nel Dopoguerra, gli è stato poi "dolcemente" espropriato negli anni Settanta e Ottanta e oggi ospita la casa di riposo Eiseck a Chiusa.













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