Raccolte 24.707 firme per le cure palliative a Bolzano

Dapunt: «L'hospice per malati terminali serve nel capoluogo, non a S. Candido»


Valeria Frangipane


BOLZANO. L'associazione "Il Papavero" in quattro mesi ha raccolto quasi 25 mila firme per chiedere la costruzione di un hospice. Bolzano - infatti - non ha un struttura per seguire i malati terminali che sono tra i 1.600 ed i 2.000 l'anno e manca anche di una rete di assistenza domiciliare sul territorio. Insomma quasi 25 mila altoatesini che hanno firmato la petizione per l'hospice pensano che i malati terminali abbiano il diritto di vivere gli ultimi mesi e gli ultimi istanti della loro vita senza soffrire. Ingrid Dapunt, presidente dell'associazione, ha raccolto l'appello di Massimo Bernardo, fondatore e responsabile del Servizio cure palliative dell'ospedale che continua a chiedere di non perdere altro tempo. Ma cos'è, nel concreto, un hospice? «Qualcosa - precisa - che sta tra l'ospedale e casa propria. Nessuno ha voglia, se può, di morire in ospedale. Anche per questo va creata una rete di assistenza domiciliare sul territorio a tutt'oggi insufficiente». Quasi 25 mila firme sono un successo asosluto. «Pensavamo - spiega - che nella migliore delle ipotesi saremmo arrivati a 10 mila firme e invece siamo andati ben oltre. Solo a Bolzano 16 mila cittadini hanno detto sì ad un hospice che riteniamo debba essere costruito in città». Perchè questa precisazione? «Perchè la Riforma clinica ha deciso di aprire all'ospedale di San Candido un reparto per la terapia del dolore e noi mettiamo le mani avanti e diciamo alla Provincia che una cosa non deve escludere l'altra e che Bolzano ha bisogno di un hospice anche perchè è in città che c'è la maggior richiesta e non vorremmo mai costringere i pazienti a lunghi viaggi». La struttura prevista a San Candido è una unità di terapia del dolore mentre per Bolzano è previsto un hospice e una rete domiciliare per l'assistenza a casa dei malati. «Non volgiamo che queste due strutture siano in competizione perchè hanno pazienti diversi, ma non volgiamo che una escluda l'altra». Il dolore - spiegano al Papavero - è un aspetto terribile che si accompagna a molte patologie. Un conto è quello legato ad esempio alle lombalgie (il classico mal di schiena) in cui un bravo terapista del dolore può essere di grande aiuto al paziente, diverso è il dolore che si accompagna alle malattie inguaribili come per esempio il cancro, classificato come dolore globale, una sofferenza che non si prende il corpo ma anche l'anima. Le cure palliative, tolto il dolore ed eventualmente gli altri sintomi che queste malattie procurano (e spiegano i medici che vivere con la sensazione di soffocare è spaventoso) si occupano anche del disagio psicologico (la paura della morte, l'ansia, la depressione ecc.), dei problemi sociali e spirituali che inevitabilmente contribuiscono a peggiorare la qualità della vita di questi malati. Bernardo ripete di aver bisogno di una struttura adatta: «Lavoro a questo con tutta la mia equipe ma abbiamo bisogno proprio dell'hospice». E oggi - tra il resto - c'è la legge 38 che parla chiaro e garantisce l'accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore che sono diventate così diritto di ogni cittadino. «Diritto che dobbiamo essere in grado di offrire anche se nei fatti - ripete Dapunt - il capoluogo manca di un hospice e in tutto l'Alto Adige esiste solo il Martinsbrunn di Merano». Laura Battisti responsabile dell'Oncoematologia pediatrica nelle scorse settimane aveva chiesto, a sua volta, un potenziamento delle palliative. «In Alto Adige ogni anno si ammalano di tumore dai 14 ai 16 bambini. La maggioranza sopravvive e diventa un adulto normale qualcuno di loro purtroppo non ce la fa. Per questi piccoli vogliamo che cresca il servizio di cure palliative pediatrico che consideriamo a tutt'oggi insufficiente».

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