Il caso

Rainer, 25 anni dopo non ha ancora risarcito nulla

Il caso dell'omicida del Guncina scuota ancora le coscienze. Il fratello Rupert Waldner: «La morte di mio fratello Christian è una ferita sempre aperta»



BOLZANO. È trascorso un quarto di secolo dall’omicidio dell’allora consigliere provinciale altoatesino Christian Waldner, assassinato il 15 febbraio 1997 a Castel Guncina, dove aveva realizzato insieme alla famiglia un rinomato garnì.

Uno dei casi più eclatanti in Alto Adige. Il suo assassino, l’ex ideologo degli Schützen Peter Paul Rainer venne condannato a 20 anni e mezzo di reclusione a conclusione di un iter processuale tormentato e ricco di colpi di scena.

Come si ricorderà, l’omicida in un primo tempo confessò il delitto in un drammatico interrogatorio notturno in Questura e fece ritrovare l’arma utilizzata. Si trattava di un fucile Norinko, che venne fatto recuperare agli inquirenti dallo stesso Rainer in un anfratto roccioso nei pressi di Castel Firmiano. In seguito però l’ex ideologo, probabilmente non soddisfatto delle attenuanti di cui avrebbe potuto godere nel processo, decise improvvisamente di cambiare la strategia difensiva: cambiò avvocato passando da Sandro Canestrini a Roland Riz e Giampiero Mattei, e iniziò a dichiararsi vittima di un micidiale complotto (con coinvolgimento dei servizi segreti), proclamandosi innocente.

Condannato in primo grado a 22 anni e mezzo di reclusione dalla Corte d’assise di Bolzano, venne clamorosamente assolto per insufficienza di prove in appello a Trento. La sentenza fu però annullata dalla Corte di Cassazione, che ordinò un secondo giudizio d’appello che si svolse davanti alla Corte d’assise di Brescia. I giudici di Brescia condannarono Rainer a 20 anni e mezzo di reclusione.

Nel frattempo l’ex ideologo, che aveva cercato rifugio in Austria abbandonando l’Alto Adige, venne arrestato dalla polizia austriaca e consegnato alle autorità italiane. Pochi mesi dopo la Corte di Cassazione chiuse definitivamente il caso.

Dei 20 anni e mezzo di reclusione inflitti in sentenza, Peter Paul Rainer ne scontò appena 16 per effetto di un condono di tre anni e della riduzione di pena legata alla buona condotta in carcere dopo aver anche tentato di ottenere una revisione del processo davanti alla Corte d’appello di Trieste.

Quattro giudizi di merito non sono stati sufficienti per indurre Peter Paul Rainer (che prima dell’omicidio era solito girare in auto con il fucile nel bagagliaio della propria auto facendo esercitazione di tiro a segno all’interno della sede dei Freiheitlichen) ad ammettere una volta per tutte le proprie responsabilità.

Così come oggi, nonostante il primo giugno 2013 sia tornato in completa libertà per fine pena, non ha mai ritenuto di dover rispettare quanto previsto in sentenza anche a titolo di risarcimento nei confronti della famiglia della vittima.

L'altro giorno, nel 25esimo anniversario dell’omicidio, lo ha sottolineato anche Rupert Waldner, fratello del consigliere assassinato e proprietario con la famiglia di “Villa Melitta”, nota casa di cura privata. «Noi ricordiamo Christian tutti i giorni - ha puntualizzato Rupert - non abbiamo bisogno di alcun anniversario. L’omicidio di Christian rimane una ferita ancora aperta, anche se sono trascorsi 25 anni. Va anche detto che Peter Paul Rainer non ha mai dimostrato alcun pentimento, non ci ha mai contattati, non ha mai dimostrato di avere neppure intenzione di rispettare la decisione dei giudici che lo condannarono non solo a 20 anni di reclusione ma anche a risarcire la nostra famiglia per tutto quello che abbiamo sofferto. Questo va detto, anche se noi non siamo persone che vanno dietro ai soldi».

Per ottenere il risarcimento previsto in sentenza (oltre 250 mila euro) la famiglia Waldner non ha mosso altri passi in sede giudiziaria. «Anni fa avevamo semplicemente chiesto che Peter Paul ci versasse tutti i mesi un quinto di quanto avrebbe guadagnato una volta scontata la pena», ricorda Rupert Waldner, «ma non ha mai versato nulla». Pare che oggi Peter Paul Rainer viva nella Bassa Austria, nella zona di Sankt Pölten e che risulti “nullatenente”. MA.BE.













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