Rainerum, un caso politico Il Pd si spacca sui controlli

Il sindaco Spagnolli: «La politica abdica alle ispezioni dei tecnici, zero contenuti» Liberal Pd: «Da Tommasini arrivato un atteggiamento impulsivo e interventista»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. E il quarto giorno si scatenò la tempesta, tutta in casa del Partito Democratico, sull’opportunità dell’intervento degli ispettori dell’intendenza scolastica nell’Istituto Rainerum.

La questione di fondo è la validità, e in parte anche la “legalità” del contratto del “buon cristiano”, il documento che gli studenti della scuola salesiana e i loro genitori sono stati obbligati a firmare per proseguire gli studi nell’Istituto Rainerum ma anche per i nuovi iscritti. Un documento che ha sollevato le proteste di alcuni allievi e delle loro famiglie, e che in alcuni casi ha spinto un candidato di religione differente a scegliere un’altra scuola. Il direttore dell’istituto, don Dino Marcon, ha rivendicato, in un’intervista al nostro giornale, l’indirizzo cattolico del Rainerum, e rispondendo alle domande ha espresso pareri, sugli studenti di altre religioni e sugli omosessuali, che hanno scatenato le proteste di molta parte della società civile, fino a convincere l’assessore Christian Tommasini a richiedere all’intendenza scolastica l’invio di ispettori nella scuola, per approfondire la questione e verificare il rispetto dei parametri di legge sui quali si incardina l’istruzione, sia statale che parificata.

Ed ecco arrivato l’epilogo, tutto a carico dell’assessore per la sua scelta: «Un’atteggiamento interventista ed impulsivo - l’accusa di LiberalPd l’associazione organica al Partito Democratico - una società laica e liberale non fa il processo alle intenzioni sull’onda emotiva di un’intervista, quella dell’assessore è un’iniziativa inopportuna e sproporzionata». Non solo, LiberalPd conclude la sua presa di posizione “incoraggiando” l’assessore a «impegnare le competenze e passioni sue e dell’amministrazione nell’aprire la scuola pubblica altoatesina ad un offerta di stampo europeo», invece di guardare all’istituto salesiano.

A quella dell’associazione si aggiunge anche la voce del sindaco Luigi Spagnolli, che attraverso un tweet fa del “caso Don Dino” quasi una questione di principio, «La politica abdica, non discussione sui contenuti ma ispezioni fatte dai tecnici». Spagnolli già nei giorni scorsi aveva espresso la sua opinione sull’argomento, coniando l’hashtag #StoconDonDino, e dando vita ad una serrata discussione anche tra componenti del suo stesso partito, usando tra le argomentazioni anche quella da “realpolitik” per cui costruire scuole pubbliche costerebbe molto di più che sostenere il Rainerum. L’hashtag è poi stato ripreso anche dal coordinatore del Pdl altoatesino Alessandro Bertoldi, che ha criticato la scelta dell’assessore Tommasini tacciando la vicenda del Rainerum come un «finto scandalo basato su parole premurose e doverose».

Alla profusione di critiche risponde l’assessore rivendicando la correttezza della sua decisione, «L’invio degli ispettori serve esattamente ad approfondire quello che è emerso in questi giorni, altro che processo alle intenzioni». Nell’istruzione «non si parla a vanvera, ci sono procedure da rispettare: ho chiesto all’intendenza scolastica quello che è tenuta a fare, stiamo parlando dell’abc del mestiere». Se non fosse stato fatto, assicura Tommasini, «Ci avrebbero accusati di fare finta di niente».

Poi un paio di frecciate contro il sindaco Spagnolli, «Lui è un tuttologo, io ho bisogno di approfondire le questioni: caro sindaco, devi sapere di cosa stai parlando, gli ispettori devono fare il loro lavoro». E sulla “scomunica” dell’associazione di partito, l’assessore sceglie l’ironia e la mette sul filosofico: «Ci vuole tanta pazienza con chi è disperatamente alla ricerca di una manciata di visibilità».

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