Rapina all’«Ottica Excelsior» 

Corso Italia. Un 26enne entra in negozio a capo scoperto, pistola in mano. I titolari gli consegnano l’incasso ma poi allertano il 112 Gli agenti della questura lo rincorrono e lo acciuffano a poche centinaia di metri di distanza: a casa sua. Identificato grazie alle telecamere


Davide Pasquali


Bolzano. Ha atteso che fosse quasi l’orario di chiusura, pistola in mano, a volto scoperto. È entrato, ha intimato di consegnargli l’incasso e, una volta ottenutolo, se n’è scappato via. Ma la rapidità dell’intervento della squadra volante della questura e le inequivocabili immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza del negozio lo hanno inchiodato: è stato arrestato a poche centinaia di metri di distanza dal negozio, a casa sua. Già, perché il rapinatore abitava proprio lì accanto. È accaduto alla storica ottica Excelsior di corso Italia, ieri sera. Refurtiva recuperata e, per fortuna, per i titolari dell’esercizio soltanto un gran brutto spavento.

Siamo di fronte alla chiesa di Cristo Re, sotto il portico che conduce agli ex Telefoni di Stato. In negozio, vista l’ora e dato che siamo ancora in periodo di vacanze, per fortuna non ci sono clienti. Come racconta il titolare dell’ottica, Ferdinando “Nando” Granziol, «dietro il bancone c’erano mia figlia, Francesca, e suo marito, Andrea». Secondo la questura, l’incasso in contanti presente in cassa si aggirava attorno ai 280 euro, o per lo meno questo è quanto è stato poi recuperato.

Prosegue Granziol: «Alle 7 meno 20 mia figlia si è vista entrare in negozio un giovane, a volto scoperto, con una pistola in mano». La polizia, come confermava ieri sera la questura, ha poi appurato trattarsi di una scacciacani, ma per capirlo, specie in un momento di grande agitazione, occorre essere degli esperti. Il marito di Francesca Granziol, Andrea, con notevole sangue freddo interviene. «Gli ha detto: “Stai calmo, non ti succede niente, ti diamo tutto quello che vuoi”». Così si è aperta la cassa e si è consegnato al giovane l’intero incasso. E, per fortuna, è finita qua. «Naturalmente sono rimasti tutti e due alquanto scossi, ma per fortuna non è accaduto nulla di più grave», commenta ancora il padre.

Preso il malloppo, il giovane è scappato fuori dall’ottica Excelsior, a sinistra ha imboccato il portico in direzione di piazza Tribunale ma, appena superato il bar all’angolo, si è infilato nella viuzza laterale che porta in viale Duca d’Aosta.

Nel mentre, prosegue a raccontare Nando Granziol, «dal negozio hanno immediatamente allertato il 112. La squadra volante della questura è stata rapidissima: in nemmeno cinque minuti sono arrivati sul posto». Con tre volanti.

Il negozio è dotato di telecamere a circuito chiuso per la videosorveglianza. Una parte degli agenti, dunque, subito si è messa a visionare le riprese, mentre gli altri poliziotti si sono messi sulle tracce del rapinatore. La titolare del bar cinese all’angolo - in quel momento piuttosto frequentato, con numerosi avventori seduti fuori, nei tavolini posti sotto al porticato - ha immediatamente indicato agli agenti la direzione verso la quale era scappato il giovane: viuzza, poi via a destra.

Gli agenti - i particolari della cattura nella serata di ieri ancora non erano stati resi noti, in attesa di informare come previsto e dovuto il sostituto procuratore di turno - nel giro di pochissimi minuti sono riusciti a intercettare il 26enne rapinatore. A casa sua, a poche centinaia di metri dal negozio. La refurtiva è stata recuperata. Granziol, fuori dal negozio, ieri sera commentava il fatto con alcuni conoscenti. Non si sapeva ancora se i contanti fossero stati integralmente recuperati, ma davvero poco importa. Fortunatamente, si è risolto tutto senza che nessuno si sia fatto del male.

Negli anni Quaranta, il padre di Nando, Alberto, aveva aperto in piazza Mostra il laboratorio Foto Excelsior, uno dei primi fotografi in città, con filiali all’Alpe di Siusi, Levico e Molveno. Nel 1970, l’attività era stata rilevata dal figlio, che aveva ampliato al mondo dell’ottica. «Siamo in corso Italia da mezzo secolo», dice ora Granziol. «Qualche furtarello, ogni tanto qualcosa sparisce, ma un fatto del genere non ci era ancora mai successo. Siamo piuttosto scossi».

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