Residenze anziani, stop ai parenti: «Troppi rischi» 

Le nuove disposizioni. Da ieri porte chiuse ai familiari. Liliana Di Fede: «Dobbiamo tutelare i più deboli». Al Firmian operatori al lavoro con le mascherine e telefonini sempre accesi


Chiara Bert


bolzano. Fino a ieri l’indicazione alle strutture era di limitare gli accessi dall’esterno: massimo un familiare per ospite, garantire la distanza di sicurezza, garantire i disinfettanti. Ma da ieri pomeriggio il livello di sicurezza si è alzato in tutte le residenze per anziani dell’Alto Adige: porte chiuse, accesso vietato ai parenti, si deroga solo in casi eccezionali. Tutti si adeguano, mettono in campo contromisure per affrontare l’emergenza. Ma di fronte hanno un nemico nuovo e sconosciuto e soprattutto nessuno sa quanto questa situazione potrà durare.

Lungodegenti al Firmian

Al Firmian, struttura per lungo degenti, la circolare che vieta le visite dei familiari è arrivata ieri a mezzogiorno. Porte chiuse, operatori con le mascherina. «Una situazione surreale, ma a tutela degli ospiti», spiega il direttore Paolo Giuliani, che ha dovuto far fronte alle proteste di alcuni parenti. «Ma mi aspettavo di peggio», ammette.

Ci sono familiari che protestano: «Abbiamo anziani che devono essere imboccati da parte dei familiari o della badante e che rischiano di non essere assistiti». Il direttore racconta del piano elaborato: «Abbiamo fatto il punto sul supporto che i familiari ci davano. Non possiamo naturalmente garantire la parte affettiva, ma sul resto ci siamo. Tutti gli operatori devono indossare le mascherine, stiamo ricorrendo alle nostre scorte. Abbiamo riorganizzato la presenza nei reparti e sollecitato tutto il personale a tenere sempre accesi i telefonini, mettendo a disposizione anche i propri cellulari per garantire le videochiamate dei parenti».

Ci sono poi i casi particolari: ieri c’è stato un decesso, «e naturalmente abbiamo acconsentito all’ingresso dei familiari. Se ci saranno altre situazioni critiche, faremo lo stesso», dice Giuliani. «E se i parenti vogliono portarci delle cose, le prenderemo».

Residenze anziani

«È chiaro che vietare l’ingresso ai familiari per assistere i propri cari crea disagio, ma oggi serve uno sforzo di tutti per bloccare l’epidemia. La nostra è la fascia più debole, e prima della socialità dobbiamo tutelare la vita e la salute», argomenta Carlo Alberto Librera, direttore della Ripartizione Servizi alla Comunità Locale del Comune di Bolzano, se scoppiasse un focolaio farebbe una strage».

Un sacrificio necessario, spiegano i responsabili delle residenze anziani, che sono 77 in tutta la provincia di Bolzano, per 4400 posti letto. Una comunità fragile che oggi rischia più degli altri se è vero che in Italia le vittime hanno un’età media di 81 anni e patologie pregresse. «Abbiamo detto no alle visite agli ospiti come regola, sulle eccezioni decidono i direttori sanitari», spiega Oswald Mair, direttore dell’Associazione Residenze anziani dell’Alto Adige, «per esempio dove è possibile garantire un’entrata diversa che non espone al contatto altri anziani, si autorizza». «Se il virus dovesse entrare in una residenza, sarebbe difficilissimo controllarlo. Non possiamo chiudere asili e scuole, e lasciare aperte le case di riposo dove il pericolo è più alto. Dobbiamo prendere sul serio questa situazione, se gli esperti ci hanno dato queste indicazioni è giusto che come società cerchiamo di aiutare». Anche Liliana Di Fede, direttrice generale dell’Azienda servizi sociali di Bolzano, ammette che «il momento è difficile, la misura è stata decisa a tutela della comunità degli anziani che sono i più fragili, ma dal punto di vista sociale non è facile». «Dobbiamo avere fiducia nei responsabili sanitari e nelle loro indicazioni, oggi più che mai ».

Chiusa la mensa Don Bosco

L’impatto sui servizi sociali dell’emergenza Coronavirus è forte, spiega ancora Di Fede, «la nostra linea è garantire il più possibile l’offerta di servizi. Oggi i centri diurni hanno avuto tassi di assenza molto alti, segno che le famiglie hanno capito e hanno preferito far rimanere a casa gli anziani». Ma la mensa di Don Bosco per esempio, inserita in una residenza, è stata chiusa agli esterni: impossibile garantire un accesso indipendente.













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