Rifiuti come carburante, vince il premio Marzotto

L’ingegnere bolzanino Daniele Basso ha sviluppato prodotto innovativo Lavorando il residuo organico si può ottenere energia pulita velocemente


di Alan Conti


BOLZANO. Il bidoncino marrone dell'umido potrebbe diventare un serbatoio. Di carburante pulito. A renderlo possibile è un progetto sviluppato dalla start up trevigiana Hibi che si è fidata del lavoro dell'ingegnere Daniele Basso, ricercatore dell'Università di Bolzano. Uno studio che si è guadagnato, di recente, il Premio Gaetano Marzotto a Roma: praticamente l'oscar italiano per le start up. Semplificando molto, la sua idea è quella di trasformare il rifiuto organico in energia. Arrivare, potenzialmente, a farne un'alternativa alle risorse fossili: la buccia di banana che sostituisce il petrolio. «Sì, in linea generale possiamo dire questo – sorride Basso, 34 anni di cui gli ultimi tre spesi proprio per sviluppare questo progetto – ma le applicazioni di questa trasformazione possono essere ancora più ampie». Partiamo da quella base: il combustibile. «Con una lavorazione in umido, collegata alla pressione e senza bisogno di fuoco o calore per la pirolisi, i rifiuti vengono facilmente trasformati in un materiale che abbiamo chiamato Greenpeat che può essere acceso con una fiamma sprigionando energia pulita e ad alto rendimento». Non c'è il rischio che inquini? «No. Oltretutto è possibile anche intervenire con una scelta a monte del materiale da trasformare in modo da avere carburante ancora più controllato. Noi ci siamo concentrati su prodotti del nostro territorio come la vinaccia ma funziona con tutto l'organico, anche i residui di carne».

È molto difficile la lavorazione? «Personalmente giro con una pentola a pressione per spiegare il processo. È sufficiente quella perché seguiamo quelli che sono i cicli dell'evoluzione naturale. In natura i resti organici si trasformano proprio in seguito alla pressione. Partendo da questo presupposto abbiamo “giocato” con la chimica e la fisica arrivando ad ottenere questo successo».

Le applicazioni, dunque, sono particolarmente interessanti. «Si potrebbe alimentare una caldaia predisposta eliminando gli inquinanti del legno. Si può fornire energia ad una piccola azienda, ma anche ad uno stabilimento. Tutto pulito. Oltretutto si troverebbe un'alternativa utile allo smaltimento del rifiuto organico rispetto ai metodi tradizionali di gassificazione o compostaggio».

L'idea è stata sviluppata grazie all'appoggio dell'imprenditore trevigiano Renato Pavanetto. «Stiamo crescendo e siamo molto orgogliosi».

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