«Rione Wolkenstein, crescono i disagi per tutti i residenti»

La denuncia della Lega: dal rumore alle condizioni igieniche E in rete un video racconta con toni forti la vita di quartiere


di Fabio De Villa


BRESSANONE. Una canzone rap che parla delle dure regole di quartiere e della vita di un gruppo di adolescenti stranieri e disagiati. É dedicata a uno dei quartieri più difficili della città, quello del rione Wolkenstein, che sta diventando noto in rete grazie ai social network e ai canali di condivisione online dei video musicali “fatti in casa”.

Il video musicale diffuso in rete è di un gruppo musicale denominato proprio “Ghetto Milland”. Facilmente reperibile online, il video è ricco di espressioni anche “forti” ed era stato fatto oggetto anche di un’interrogazione provinciale dei Freiheitlichen, nel maggio di quest’anno, proprio perché considerato offensivo per i cittadini di Bressanone.

Quattro ragazzini con le loro parole e i loro ritmi musicali sono in qualche modo indice di un malessere nel quartiere e di un disagio sociale che si va propagando nella zona. Il video, come detto presente già da molto tempo nella rete, “è stato visto da oltre 23.000 persone, un numero più alto di quello dei residenti di Bressanone, - scrive Massimo Bessone, consigliere comunale Lega Nord e Pdl di Bressanone - questo non rappresenta una buona pubblicità per la città vescovile, né per il popoloso quartiere di Milland e quello che più preoccupa è il disagio sociale che rivela”.

Sono infatti adolescenti e ragazzi gli autori di questo video che parla del quartiere utilizzando “insulti e minacce verso chi non segue le loro regole. Una volta - scrive ancora Bessone - quando si parlava di razzismo o di una difficoltà d’integrazione ci si riferiva ad episodi discriminanti che vedevano come protagonisti gli autoctoni, italiani o tedeschi, verso persone straniere, arrivate nel nostro paese o nella nostra città. Già nel 2010, ad esempio, ero intervenuto a Bressanone per portare alla luce episodi di degrado e micro criminalità accaduti nell’enorme caseggiato Ipes a Milland, in particolare in via Wolkenstein, il “Ghetto di Milland” come lo chiamano non solo i brissinesi, ma anche il nostro sindaco ed ex presidente dell’Ipes Albert Pürgstaller, forse ora conscio dell’errore commesso nell’ammassare troppe famiglie di stranieri”.

I brissinesi “che lì risiedono già da decenni - continua ancora Massimo Bessone - ci parlano, ancor oggi, di difficoltà di integrazione, di frequenti liti, di assenza di regole, di paura, di mancato rispetto di condizioni igienico sanitarie, di assurdi sprechi di risorse messe a disposizione dal Comune e dall’Ipes. Luci che rimangono accese giorno e notte, grida e schiamazzi ad ogni ora, continui interventi di forze dell’ordine per sedare risse, rifiuti maleodoranti depositati in aree private o comuni, rigagnoli di urine sui muri perimetrali della casa e tanto altro”.

“In pratica - conclude il consigliere comunale - una condizione davvero triste, per usare un eufemismo, nella quale i nostri concittadini sono costretti non a vivere, ma a sopravvivere”.

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