Rispoli: lascio la mia terra con rimpianto

Il colonnello ricorda le indagini più importanti degli ultimi quattro anni: Egger e Max Leitner


di Susanna Petrone


BOLZANO. Il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Andrea Rispoli, tra pochi giorni lascerà l’Alto Adige per assumere l’incarico di consigliere giuridico del Capo di Stato Maggiore della Difesa a Roma. Un incarico prestigioso, che però lo porterà lontano dalla sua terra e dai suoi affetti. Nel suo ufficio di via Dante molti scatoloni sono già stati riempiti per far posto al colonnello Giuliano Polito, che presto arriverà da Padova.

Colonnello, sono passati quattro anni da quando lei è arrivato a Bolzano...

«Il tempo vola. Sono stati quattro bellissimi anni che mi hanno cambiato sia professionalmente sia umanamente. E devo ammettere che mi dispiace molto lasciare l’Alto Adige. Sono nato a Merano, ho visto qui fino a 19 anni. Torno spesso per incontrare mia madre, mio fratello e per passare le vacanze con la famiglia di mia moglie. Non lascio una provincia qualsiasi. Lascio la mia provincia. Ma il nostro mestiere è fatto così. Ora sono pronto per raggiungere Roma».

Un’esperienza positiva dal punto di vista emotivo. E professionalmente? Come si è trovato?

«Non lo dico tanto per dire, ma non posso fare altro che ringraziare tutti i miei uomini: dal nucleo investigativo, a quello operativo, alla compagnia. E poi le stazioni, le caserme. Uomini straordinari, che mi hanno dato molte soddisfazioni. Ogni singolo militare fa la sua parte. Ed è bello vedere che la popolazione collabora con i carabinieri».

Quale indagine le ha dato più soddisfazione?

«Le più importanti? Sicuramente l’arresto dei due latitanti: prima Florian Egger e poi Max Leitner. Abbiamo lavorato notte e giorno per riuscire a prenderli. E ci siamo riusciti (lo dice, sorridendo). Potevano trovarsi ovunque. Invece, abbiamo ricostruito tutti gli spostamenti, per arrivare all’arresto di questi due uomini. Ma voglio ricordare anche l’inchiesta Ipes, l’arresto di diverse persone per lo sfruttamento della prostituzione e abbiamo assicurato alla giustizia anche una banda pericolosa, che per settimane ha messo a segno rapine e furti all’interno di abitazioni. In molti casi è stato essenziale avere dalla nostra i cittadini. Sono loro che ci segnalavano la presenza di strani soggetti all’interno del paese. Grazie a queste segnalazioni siamo riusciti ad identificare una banda, che non aveva problemi a pestare a sangue i proprietari di una casa. Ma ribadisco: tutto questo è possibile solo quando si lavora uniti. Basti pensare agli interventi dei reparti speciali come i Nas, Ros, Noe, gli elicotteristi e i vertici delle altre Forze di polizia. Al questore Dario Rotondi e al colonnello della Guardia di finanza, Giovanni Avitabile, sono legato non solo professionalmente. Siamo diventati amici».

Alto Adige, una terra che già conosceva. E cambiato qualcosa da quando è partito per raggiungere l’accademia?

«La provincia di Bolzano si è sempre contraddistinta per un’altissima qualità della vita. Gli abitanti di questa terra sono sempre stati grandi lavoratori onesti, orgogliosi della loro storia e delle loro tradizioni. Ma non mi piace fare differenze tra italiani e tedeschi. Il bello di questa terra sono proprie le due culture che si mischiano. Mi mancherà l’efficienza dei vigili del fuoco, della Croce bianca e rossa, del 118, degli operatori dei vari elisoccorsi. Siamo stati coinvolti in azioni di protezione civile. Ricordo il giorno del disastro ferroviario della val Venosta. I miei uomini avevano la divisa ricoperta di fango. Idem in val di Vizze. In questi momenti gli altoatesini hanno dimostrato di essere una cosa sola».

Mi scusi, ma ora è arrivato il momento di fare anche una critica. Ci sarà qualcosa che non le è piaciuto...

«Secondo me l’Alto Adige è un bellissimo laboratorio. Purtroppo, ancora non è stato raggiunto un livello alto di convivenza. Mi spiego meglio: questa terra ha un potenziale enorme. Chi nasce a Bolzano o a Vipiteno o ad Egna, ha l’opportunità di imparare due lingue contemporaneamente, o persino tre, se pensiamo alle zone ladine. Purtroppo, ancora oggi non è così. È un peccato. Grazie alla disponibilità della Provincia, siamo riusciti ad avere i fondi per tre corsi di lingua tedesca. E per la prima volta abbiamo organizzato scambi bilaterali con i colleghi austriaci e tedeschi. Si poteva fare di più, ne sono consapevole. Ma ce l’ho messa tutta. Posso solo ringraziare tutti: 84 caserme, di cui vado molto fiero».

Ieri, intanto, il colonnello Andrea Rispoli ha raggiunto la Procura di Bolzano per un brindisi di commiato del tutto particolare: a salutarlo c’era suo fratello, il procuratore Guido Rispoli. Cordiale ed affettuosa è stata anche la visita resa al Commissario del Governo, prefetto Valerio Valenti.

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