Rispoli: «Pronti a contestare l’ipotesi di strage»

L’attentato di Vandoies: se sarà provato l’intento di uccidere, gli autori rischiano fino a 20 anni di reclusione


di Mario Bertoldi


BOLZANO. «Il fatto è di per sè gravissimo anche se non siamo ancora certi di una matrice politica di stampo razzista. Si tratta comunque di un episodio odioso che non va assolutamente sottovalutato. Dobbiamo assolutamente capire cosa è accaduto l’altra notte a Vandoies». La valutazione dell’attentato incendiario al centro profughi della Pusteria è del procuratore Guido Rispoli che sta monitorando con estrema attenzione l’evoluzione delle indagini.

Lei pensa che nel tessuto sociale altoatesino si annidi e possa trovare terreno fertile il germe della xenofobia?

«No. La reazione riscontrata a livello di opinione pubblica è la prima garanzia di importanti anticorpi a livello sociale. Potrebbe anche essere stata l’azione sconsiderata di un paio di ragazzini ignoranti. Ma non bisogna sottovalutare nulla per non avere brutte sorprese. Anche quando abbiamo dovuto affrontare primi episodi allarmanti di intimidazione e violenza da parte di gruppi di naziskin la reazione nel tessuto sociale sudtirolese è stata determinante»

Quella contro le derive dell’estremismo politico in Alto Adige è un’emergenza, passata anche per i tribunali , che lei considera superata?

«Sì, e anche in quel caso la pressione dell’opinione pubblica, la tensione sociale che determinati episodi hanno provocato sono stati sicuramente importanti. La stragrande maggioranza della popolazione di lingua tedesca in provincia di Bolzano ha condannato e non ha sottovalutato l’azione dei naziskin che cercavano di imporre una logica di sopraffazione e violenza soprattutto nel Meranese. E oggi, per fortuna, il fenomeno naziskin in Alto Adige è sicuramente recessivo. L’azione delle forze dell’ordine e della magistratura è stata importante. Ma è stata decisiva anche la posizione della popolazione. Gli estremisti non si sono mai sentiti in qualche maniera sorretti o difesi nelle loro posizioni. Anche l’estremismo sul fronte italiano, con alcuni episodi contestati ad esponenti di “Casa Pound” è un fenomeno del tutto marginale nel contesto sociale altoatesino»

Anche in Alto Adige, però, non mancano coloro che non vedono di buon occhio la presenza di stranieri

«Sono i gruppi più chiusi della realtà sociale altoatesina. Certo, anche da noi c’è chi è insofferente nei confronti degli stranieri non rendendosi tra il resto conto che sono in realtà una risorsa anche perchè vanno a coprire esigenze lavorative che italiani e tedeschi non coprono. Basta pensare al ruolo delle badanti»

Sotto il profilo processuale se si scoprisse che si è cercato effettivamente di incendiare la casa dei profughi, gli autori cosa rischierebbero?

«In primo luogo sarebbero incriminati per strage. Si tratta di un reato di pericolo per la cui contestazione non è necessario che vi siano vittime. E’ sufficiente provare che si sia agito con la precisa volontà di uccidere. In questo caso il lancio di tre bottiglie molotov, di notte, contro una struttura parzialmente in legno, all’interno della quale stanno dormendo decine di persone penso possa essere sufficiente a dimostrare che le conseguenze avrebbero potuto essere pesantissime. E poi sarebbe contestata anche la violazione della legge Mancino e l’uso di sostanze esplodenti».

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