Sad, tra sindacati e azienda lo scontro si fa rovente 

Guerra di cifre sull’adesione. Tra le richieste «il ripristino degli accordi aziendali» La Uil ricorre al giudice per condotta antisindacale. Vettori: «Tutto in regola»


di Maurizio Dallago


BOLZANO. «Lo scriva pure, non è un caso che negli ultimi tempi ci siano stati degli incidenti con autobus di linea, siamo stressati e stufi di come l’azienda ci sta trattando». Eccolo il tenore della protesta di ieri degli autisti della Sad - ma anche del personale dei treni - con lo sciopero nell’arco delle 24 ore. A protestare sotto le finestre dell’azienda in corso Italia, sindacalisti e autisti. A fine giornata sarà guerra di cifre sull’adesione allo sciopero. Bassa, per il direttore generale Sad, Mariano Claudio Vettori: «Alle 15 il 22,2% nel settore gomma». Alta per per i sindacati: «23 treni soppressi e la quasi totalità nei bus». Al centro del contendere soprattutto la contrattazione di secondo livello: gli accordi aziendali disdettati dall’azienda concessionaria di pubblico servizio. «Avevamo proposto alle organizzazioni sindacali in sede di conciliazione presso la prefettura un esame congiunto delle condizioni di lavoro per evitare lo sciopero, proposta che i sindacati hanno però rifiutato», ancora Vettori. Ed a rimarcare che il clima non sia dei migliori nei rapporti tra lavoratori e azienda, occorre registrare il ricorso ex art. 28, avanzato al giudice del lavoro dalla Uiltrasporti Alto Adige contro la Sad trasporto locale Spa, in punto di «repressione antisindacale», con - tra il resto - «la richiesta di cessazione del comportamento illegittimo» da parte dell’azienda di trasporti. Insomma, è guerra aperta.

Ieri il personale di bus e treni ha incrociato le braccia. Sit-in di protesta in mattinata e la voglia del giornalista di capire un po’ meglio l’oggetto del contendere. Partiamo da qualche cifra. «Gli autisti per le decine di linee bus che la Sad ha in concessione sono all’incirca 230, tutti a tempo indeterminato, adesso l’azienda ha disdettato tutti i contratti aziendali in essere» spiega Richard Goller dell’Asgb. Molti degli autisti sono di lingua tedesca. Non tutti.

La disdetta degli accordi significa «circa 100 euro in meno al mese nella media degli stipendi, quando quest’ultima va - sempre nella mediana - tra i 1.300 euro ai 1.800, a seconda dell’anzianità di servizio». Così i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Asgb e Usb e Orsa ferrovie. Insomma quei 100 euro che vengono meno al mese sono pur sempre una quota parte importante dello stipendio. Ma non è solo questione di «vil denaro». Le organizzazioni sindacali chiedono - come spiega ad esempio Rosaria Severino della Cisl - «il rispetto delle leggi e dei contratti, quindi niente disdette unilaterali degli accordi di secondo livello». Poi, prendi il cosìddetto «nastro lavorativo». «Deve rimanere fissato in 12 ore, basta con i turni di 15 ore di nastro che non garantiscono la sicurezza, stop alle pause lunghe non retribuite», sottolinea Josef Ploner della Cisl. Ma le richieste non si fermano qui. Si va da un calendario delle ferie per ogni settore che garantisca la rotazione delle ferie estive nel periodo tra giugno e settembre alla compensazione dell’orario di lavoro su 26 settimane, «come previsto dal contratto nazionale di settore».

«Chiediamo alla Sad responsabilità e serietà, il rispetto dei ruoli in quanto siamo incaricati di pubblico servizio», sottolinea Artan Mullaymeri (Uiltrasporti). «Ci deve essere la tutela dell’occupazione locale, con nuove assunzioni e lo stop ad agenzie interinali e cooperative che forniscono autisti in distacco», ancora Mullaymeri. Il 16 novembre prossimo ci sarà la prima udienza davanti al giudice del ricorso presentato dalla Uil per repressione della condotta sindacale. La Sad replica che «le condizioni normastive e retribuitive del proprio personale si collocano nella media alta del settore trasporto pubblico locale». Ne è convinto Vettori. Sullo sfondo il ricco piatto delle concessioni del trasporto pubblico locale in Alto Adige. Gara nel 2019 e 2018 a prepararla. La Sad vuole arrivarci con i conti in ordine. «Peccato che lo voglia fare sulla pelle del suo personale», chiude Mullaymeri.













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