Sala di raccolta deserta: tutti in gita per la fine della quarantena

Ora. Ora comincia ad animarsi intorno alle 8.30. Ai tavolini dei bar si riuniscono famiglie, amici, i conoscenti di una vita. Nel plesso scolastico preposto all’accoglimento degli oltre 1200 evacuati...



Ora. Ora comincia ad animarsi intorno alle 8.30. Ai tavolini dei bar si riuniscono famiglie, amici, i conoscenti di una vita. Nel plesso scolastico preposto all’accoglimento degli oltre 1200 evacuati ci sono solo il custode e due volontari della Croce Bianca. Bottigliette d’acqua e viveri donati dai vigili del fuoco del paese restano intonsi sul bancone all’ingresso: «Abbiamo distribuito a tutti una lettera per informare dell’evacuazione la popolazione interessata. Sei, otto persone avevano risposto al nostro invito ma poi ci hanno comunicato la disdetta», dice il sindaco Roland Pichler. Effettivamente è così: forse complice il timore di un contagio, molti hanno preferito una gita fuori porta, forse la prima dopo le lunghe settimane del lockdown. Tra gli abitanti del posto la scoperta dell’ordigno non sembra aver destato particolari timori, come conferma Aldo Calliari, dipendente comunale in servizio per la chiusura delle strade. «Mia madre mi raccontava che durante la guerra ne vedevano cadere tante, di bombe, sul ponte dell’Adige. Di inesplose ce ne saranno ancora tante». Di ordigni sganciati a grappoli sul ponte della ferrovia ce n’erano anche nei racconti del nonno di Luigi Rensi, che avendo dovuto lasciare la sua abitazione andrà al lago di Monticolo con un amico. «Diverse delle persone evacuate sono venute qui per una colazione domenicale», dice Rudolf Dibiasi. Il suo bar in pieno centro è pieno di gente. Nessuna paura che qualcosa vada storto, durante le operazioni di disinnesco? «No, anzi, tutti hanno piena fiducia nell’esercito. Un ruolo importante l’ha giocato anche la comunicazione del Comune, della polizia locale e dei vigili del fuoco».













Altre notizie

Attualità