Il gruppo cittadino: la legge è adeguata ma nessuno sa come si debba applicare. «La giunta si attivi»

Sale giochi, pressing del Pd sulla Provincia

Gli assessori Bizzo e Tommasini invitati a rendere efficace la normativa


Davide Pasquali


BOLZANO. Il gruppo Pd del capoluogo mobilita gli assessori provinciali Bizzo e Tommasini sul gioco d'azzardo. Nella riunione di ieri si è infatti esternata la impellente necessità di rendere efficace la norma provinciale, intelligente ma ancora troppo difficilmente applicabile. Il problema è all'ordine del giorno, anche per merito dell'iniziativa lanciata nei giorni scorsi dall'Alto Adige. Il manifesto, pubblicato dal nostro giornale per sensibilizzare la politica e arginare il gioco d'azzardo legalizzato, è stato sottoscritto da oltre 1.300 lettori e viene apertamente sostenuto anche dall'Azienda sanitaria locale che, anzi, invita tutti a sottoscrivere la petizione. Fra i partiti che si stanno muovendo per tentare di arginare il fenomeno c'è il Pd. Il segretario provinciale Frena ha sottoscritto la nostra petizione ma, soprattutto, si sta attivando il gruppo consiliare in Comune. Conscio del fatto che finora, per mettere dei paletti, si è tentato di tutto; in pratica, sempre invano. Come precisa il presidente della commissione comunale alla Cultura, Sergio Bonagura, «il problema dei problemi è che ancora non si è stabilito con precisione cosa si intenda per sala giochi». Una questione legale, un cavillo, che però sta ostacolando anche chi, fortemente, vorrebbe eliminare o comunque fortemente ridurre slot machine e videolottery. Un probloema con cui non deve confrontarsi solo il municipio bolzanino, tanto che anche il Consorzio dei Comuni si è apertamente dichiarato in difficoltà per via di una normativa poco chiara. Tutto dipende dalle interpretazioni. La legge provinciale, si è spiegato ieri sera al Pd, è adeguata e intelligente, come ha dimostrato la Corte costituzionale, che ha rigettato il ricorso del governo Berlusconi. «In altre regioni - spiega - si sono approvate norme più restrittive, che sono state sonoramente bocciate». Il problema vero è rendere efficace una normativa ritenuta adeguata. «Il limite dei 300 metri dai luoghi sensibili è adeguato, ma nessuno, finora, ha stabilito con precisione cosa sia una sala giochi». Un bar con tante macchinette è una sala giochi? La norma provinciale vieta, in media, ciò che permette nelle sale dedicate? «In Alto Adige ciascun giudice potrebbe decidere intepretando la norma a modo suo». La soluzione potrebbe essere attendere una causa pilota, col giudice che rimanda alla corte costituzionale, la quale stabilisce cosa sia una sala giochi e cosa non lo sia. Oppure, la Provincia potrebbe fornire una interpretazione autentica, approvando una ulteriore delibera in grado di spiegare. Che però potrebbe essere pur sempre impugnata da qualcuno a livello statale. «Perché in questo ambito si sono sottratte le competenze agli enti locali. A decidere è lo Stato». Che mostra un duplice atteggiamento: da una parte si incamerano ingenti entrate, dall'altra si simula un interesse a limitare il gioco d'azzardo. Senza poi muovere un dito. A essere deciso, invece, è il Pd. «Se dipendesse da noi, per esempio dal Comune, sapremmo come muoverci, perché il gioco d'azzardo legalizzato è da limitare il più possibile. Purtroppo, abbiamo poco spazio di manovra». Per questo ieri sera il Pd comunale ha invitato gli assessori provinciali Pd Bizzo e Tommasini. «Abbiamo chiesto loro il massimo impegno possibile per rendere efficace, ossia utilizzabile, la legge provinciale». Non è però detto che basti un regolamento attuativo, che come tale è di rango inferiore alla legge.













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