Sanità, in Alto Adige la spesa più alta d’Italia

Il costo pro capite è di 2.181 euro contro la media nazionale di 1.847 euro. Il piano 2013-2015 in commissione riordino: restano i 7 ospedali


di Orfeo Donatini


BOLZANO. La Commissione per il riordino clinico guidata da Walter Pitscheider si incontrerò oggi per la presentazione delle linee guida del nuovo Piano sanitario 2013-2015: pochi gli elementi di novità fino a questo momento inseriti, se si esclude la conferma del taglio di 50 milioni di euro nella gestione del 2013 e della sforbiciata ai posti letto, entrambi provvedimenti imposti dalla politica di spending review del governo Monti. Manca in ogni caso qualunque indicazione su dove, come e quando tutti questi preannunciati tagli troveranno concreta attuazione. Senza dichiararlo apertamente ci si avvia probabilmente solo al superamento dell'organizzazione dell'Azienda sanitaria attraverso le quattro strutture comprensoriali: si parla infatti esclusivamente di Asl unica con 20 distretti e 14 punti di riferimento distrettuale.

Piena conferma invece per l'operatività di tutti i sette poli ospedalieri provinciali nei quali resteranno attivi i reparti di medicina interna, chirurgia generale, ostetricia e ginecologia, pediatria e anestesia, accanto ai servizi di radiologia e dei laboratori.

Ma vediamo nel merito lo stato di salute della sanità altoatesina sulla base dei dati ufficiali forniti dall'Asl e dalla Provincia e inseriti nel piano sanitario. Il piano di gestione: la spesa generale quest'anno dovrebbe attestarsi su 1 miliardo 148 milioni 920 mila euro; qualcosa in meno (circa 10 milioni) rispetto al 2012, confermando un contenimento della spesa a partire dal 2009 quando si era fermata a quota 1.165.362.000 euro. La spesa pro capite: quella della spesa sanitaria per ogni cittadino è forse la nota più dolente. In Alto Adige nel 2011 (ultimo dato disponibile) è stata di 2.181 euro contro una media dell'Italia di 1.847 euro. Anche in questo caso una magra consolazione: dal 2008 è in lieve diminuzione, considerato che era a quota 2.237 euro pro capite, mentre quella nazionale è in lieve aumento visto che era ferma a 1.807 euro a testa. Era la più alta d'Italia nel 2008 ed oggi è stata superata solo dalla regione Valle d'Aosta che è salita a 2.194 euro per ogni suoi cittadino. La spesa nel Triveneto: particolarmente interessante il confronto con le altre Province e Regioni del Nord Est. Il più virtuoso è il Veneto: è passato da 1.768 euro pro capite nel 2008 a 1.830 nel 2011. Il Friuli Venezia Giulia passa invece da 1.921 euro a testa nel 2008 ai 2.046 nel 2011. E non è da meno il vicino Trentino che balza da 1.951 euro a testa nel 2008 ai 2.145 del 2011.

La spesa in Europa: certo il confronto va meglio se si paragonano i dati altoatesini con quelli dei Paesi europei vicini. Nel 2010 in Svizzera la spesa è stata di 4.313 euro pro capite, in Austria di 2.737 euro e in Germania di 2.620 euro.

Il personale: l'Asl unica può contare su 9.134 collaboratori, dei quali 7.867 a tempo indeterminato. Nel dettaglio si tratta di 1.036 medici (1.011 a tempo indeterminato), 3.253 infermieri (2.712 a tempo pieno), 1.251 amministrativi, 3.131 fra fisici, chimici, biologi, psicologi cuochi e altro personale e 483 tecnici della riabilitazione.

L'assistenza sul territorio: i medici di base sono in tutto 279, dei quali 174 hanno più di 1.500 pazienti mentre sono 71 quelli con duemila assistiti. I pediatri sono 59 con oltre mille bimbi seguiti. La medicina di gruppo viene effettuata da 69 medici in 26 gruppi e quella in rete da 38 medici in 15 gruppi. Gli obiettivi: fra quelli prioritari la riorganizzazione del territorio, il mantenimento degli ospedali di base e percorsi assistenziali integrati. Il sistema informatico: nonostante i pesantissimi ritardi si torna a promettere la prescrizione elettronica, il fascicolo sanitario informatizzato e la telemedicina. I tempi: l'assessore alla sanità prevede entro questa legislatura di approvare almeno la bozza del nuovo piano sanitario in giunta provinciale. Stando a queste prime linee guida, si tratta di un piano conservativo e conservatore, che rinvia la soluzione dei nodi strategici della sanità con l'unica eccezione della certificazione oncologica che scatterà con il prossimo anno. Difficile potersi attendere provvedimenti drastici alla vigilia delle elezioni di ottobre.

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