Sassolungo, conquistata la torre di ghiaccio

Impresa epica dei Catores Adam Holzknecht e Hubert Moroder: due giorni in parete per domare i 350 metri inviolati


di Ezio Danieli


BOLZANO. Due giorni sul ghiaccio e fra spuntoni di roccia, due bivacchi (uno in quota) e poi la grande soddisfazione di aver raggiunto la meta. Adam Holzknecht, presidente dei Catores gardenesi, e Hubert Moroder (vicepresidente) sono riusciti a vincere, in inverno, la torre di ghiaccio che hanno poi chiamato "Legrima", ovvero lacrima perché assomiglia proprio ad una lacrima tanto è la sua verticalità.

Hanno sfidato, e vinto, superando notevoli difficoltà, una temperatura di sei gradi sotto lo zero e soprattutto un vento fastidioso che non ha concesso loro tregua. Complessivamente hanno scalato per 18 ore, dieci nel primo giorno e otto nel secondo superando mille metri impegnativi e soprattutto "vincendo" per la prima volta i 350 metri della torre ghiacciata.

La sfida. Chi ha salito la parete nord del Sassolungo per la via Pichl ha sicuramente notato che dopo circa 250 metri, al primo grosso traverso, la via incrocia una leggera colata d’acqua che dalla cima del Sassolungo gocciola a volte più, a volte meno. I ladini chiamano questo posto “sal’ ega”. La cascata di ghiaccio s'è formata proprio di recente. Non capita tutti gli anni. In seguito all'avvento del dry tooling, diversi alpinisti di fama hanno osservato e studiato questo fantastico colatoio.

Grazie alle piogge abbondanti dell’autunno scorso, il filo di ghiaccio che cola dalla parete quest'anno è finalmente più continuo del solito, anche se a causa della verticalità della parete non lega da cima a fondo. Adam Holzknecht e Hubert Moroder hanno deciso che valeva la pena tentare. Il giorno dopo l'Epifania si sono incamminati verso la base della parete. "L’avvicinamento - ricorda Holzknecht - si è presentato faticoso perché si sprofondava continuamente nella neve che su questo lato nord è abbondante.

L’impresa. I primi 250 metri della parete venivano percorsi per la via Pichl, e se questo tratto non presenta difficoltà particolari in condizioni estive, non superando il 4° grado, è facile immaginare le difficolt che abbiamo incontrato su una parete completamente innevata". Verso le ore 11, dopo tre ore e mezzo, veniva raggiunta la base del colatoio da dove cominciava la vera avventura estrema.

Sono 350 metri di ghiaccio precario e completamente verticale. Solo l’abilità di Adam Hozknecht, alpinista di straordinarie capacità tecniche e unico nel suo stile di arrampicata, permetteva di affrontare diversi punti della salita che a prima vista sembravano impossibili. Bisogna sottolineare che, fedeli alla loro etica alpinistica, Adam e Hubert Moroder avevano portato con sé solo 10 chiodi da roccia e 10 viti da ghiaccio e una serie di friends.

"Verso le cinque del pomeriggio - è sempre Holzknecht che parla - avevamo superato circa la metà del colatoio. Dovevamo trovare un posto leggermente inclinato per passare la notte. Scavando una nicchia su una piccola cengia a lato del colatoio e, a cinque metri di distanza l’uno dall’altro, ci siamo infilati, appesi alla sosta, nei sacchi a pelo per passare la notte".

Sopra le loro teste solo parete verticale, sotto solo parete verticale e una vista da mozzafiato sulle luci che illuminavano la Val Gardena e non lontano, il rifugio Comici. Ovviamente è stata allertata la centrale 118 per segnalare i due alpinisti e le loro luci in mezzo alla parete nord del Sassolungo. L'allarme è subito rientrato visto che i soccorritori Catores erano al corrente della pazzia del loro presidente e del suo vice.

"La notte non particolarmente fredda - ricorda Hubert Moroder - non sarebbe stata così male se non fosse stato per il fortissimo vento da nord che si era alzato. Per risparmiare peso avevamo portato un solo sacco bivacco, ma non avendo trovato spazio per bivaccare uno vicino all'altro, Adam ha dovuto passare la notte avvolto dal solo sacco a pelo che a causa del forte vento filtrava neve da tutte le parti. E’ stata dura prepararsi al mattino e ripartire infreddoliti per una salita piena di incognite.

I primi tre tiri si sono presentati estremamente duri e lo strato di ghiaccio molto sottile faceva entrare le viti solo a metà rendendo così la salita ancora più ardua. A rendere il tutto più difficile era il vento continuo che spazzava incessantemente neve dall’alto e ci investiva. Fortunatamente qualche clessidra e il posizionamento di friends a lato del colatoio offriva sicure aggiuntive e consentiva di continuare la salita con un po’ di tranquillità in più" . Adam ha battuto solamente tre chiodi intermedi ed altri tre per attrezzare le soste. Incredibile. Ma la sua classe non è certo acqua.

In cima. Finalmente verso le 13 i due riuscivano a uscire dalla parte più ripida del colatoio e ora rimaneva “solo” la restante parte di parete innevata di circa 400 metri per raggiungere la vetta. Il vento forte aveva compattato bene la neve e resa di conseguenza la progressione non faticosa .

Il problema maggiore era la sicurezza della cordata tra Holzknecht e Moroder. Verso le ore 16 "esausti, felicissimi e con un tremendo male alle braccia per essere stati appesi per due giorni alle piccozze" i due Catores raggiungevano la vetta del Sassolungo. Un paesaggio da mozzafiato si presentava ai loro occhi ma per loro era importante raggiungere l’anello per calarsi al bivacco per il meritato riposo.

"La mattina - continua il racconto di Holzknecht - abbiamo preparato i materiali per poi scendere per la via normale”. Chi ha salito il Sassolungo per la via normale d’inverno, ne conosce le difficoltà. Adam e Hubert sono abituati a ben altri problemi in montagna ed in meno di due ore erano alla base della parete.













Altre notizie

Attualità