Sciopero dei benzinai pompe chiuse da stasera fino a venerdì mattina

Solo un incontro in extremis al ministero potrebbe scongiurarlo. Sulla A22 due pompe aperte presso Varna



BOLZANO. Solo un incontro in extremis fra il governo e i rappresentanti dei benzinai potrebbe scongiurare lo sciopero nazionale dei gestori delle pompe di benzina, che scatterà questa sera alle 19.30 per concludersi alle 7 del mattino di venerdì 11 novembre. Incontro improbabile perché ieri sera i rappresentanti dei benzinai non erano ancora stati convocati al ministero, come prevedevano gli abboccamenti dei giorni precedenti.

«In Alto Adige - conferma il segretario provinciale della Faib, Salvatore Montella - chiuderanno la stragrande maggioranza degli impianti, compresi quelli autostradali che non sono di nostra competenza. E anche l'altro sindacato di categoria, la Figisc, è in totale accordo con noi per aderire a questo sciopero». In realtà sull'A22, in base alle norme vigenti sul livello minimo di prestazione della rete autostradale (deve essere in funzione una stazione di servizio ogni 100 chilometri) saranno aperte le due pompe presso Varna, su entrambe le corsie.

Lo sciopero, che oggi provocherà prevedibili intasamenti ai distributori per fare scorta in vista delle circa 60 ore di chiusura, è motivato soprattutto dal mancato rinnovo del bonus fiscale che i gestori hanno chiesto di poter trasformare da precario e annuale a strutturale, definitivo. «Il governo non rispetta gli impegni già ripetutamente assunti - conferma Montella - in direzione di un bonus fiscale che abbiamo richiesto come strutturale. Non si tratta di una regalia: è la riduzione forfetaria che i benzinai chiedono per il riconoscimento del lavoro rischioso che fanno, raccogliendo 38 miliardi di euro per conto del governo fra accise e Iva.

Un rischio oggettivo, una responsabilità che la categoria si vede riconosciuta in modo precario da 17 anni. Se questo bonus non verrà concesso, migliaia di gestori dovranno chiudere. E poi abbiamo chiesto una riforma generale del settore, riforma che avrebbe anche abbassato i prezzi dei carburanti. C'era una proposta di legge con 600 mila firme, ma non se n'è fatto ancora nulla». Così scrive invece la Figisc in un comunicato:

«Oggi la deduzione garantita da questo provvedimento vale da un quarto ad un quinto dell'utile del gestore: il suo mancato rinnovo metterebbe in ginocchio migliaia di gestori, con le loro famiglie e i dipendenti. Figisc ed Anisa hanno proclamato lo sciopero con la motivazione unica di ottenere dal governo il rinnovo del bonus fiscale». (f.za.)













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