Sciopero, la Uil non ci sta «Poste pronte a trattare»

Il segretario provinciale Boratti: l’astensione dal lavoro farà slittare il contratto «L’azienda si è resa disponibile a introdurre correttivi sul recapito a giorni alterni»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Nella giornata di oggi, sciopero in tutta Italia dei dipendenti di Poste italiane per dire no alla paventata privatizzazione dell’azienda. Sia la Cisl che la Cgil altoatesine sostengono con vigore l’iniziativa lanciata a livello nazionale e oggi presidieranno la sede amministrativa di Poste Nord Est a Mestre, mentre l’azienda per oggi, allo scopo di garantire comunque i servizi, ha precettato due sportellisti per ogni ufficio postale presente in provincia.

Cisl e Cgil sperano in un’adesione almeno della metà dei dipendenti altoatesini, la Uil invece tuona: sciopero sbagliato nel momento sbagliato, proprio quando l’azienda aveva aperto alle trattative.

«Questo sciopero - attacca il segretario provinciale di Uilposte, Gian Paolo Boratti- è un errore ed un’inutile perdita economica per i lavoratori, che non porterà nessun vantaggio reale alla loro condizione».

Di seguito la posizione della Uil, a detta di Boratti basata su pochi ma indiscutibili fatti.

Primo: «Il Governo, con il rinvio del piano di ulteriore privatizzazione di Poste Italiane, ha di fatto messo in discussione la convenienza economica e sociale dell'operazione. Questo nuovo scenario, oggi, non giustifica il ricorso allo sciopero, che giudichiamo intempestivo».

Secondo: «Nel corso dell’ultima riunione del 20 settembre l'azienda si era resa disponibile ad introdurre importanti correttivi all'ultimo accordo sul recapito a giorni alterni, firmato, lo ricordiamo, da Cgil Cisl Failp e Ugl, ma non dalla Uilposte».

Quelli che oggi denunciano “i risultati catastrofici in termini di efficienza, sicurezza e qualità del servizio”, chiede con sarcasmo Boratti, «non facevano prima a ritirare la firma da quegli accordi?»

Terzo punto: nella stessa riunione, Poste Italiane ribadiva la volontà di chiudere in tempi brevi il contratto collettivo nazionale di lavoro, ormai scaduto da due anni. Queste aperture aziendali, sempre secondo la Uilposte altoatesina, «andavano, a nostro avviso, verificate al tavolo del confronto, unitamente ai piani occupazionali ed alla trasformazione dei contratti part-time, subordinando ogni azione sindacale alla sostanza dei fatti».

La proclamazione dello sciopero per oggi, 4 novembre, avrebbe invece di fatto interrotto tutte le trattative in essere. La Uilposte ha provato a rappresentare il proprio punto di vista, «nella consapevolezza della validità dell’azione unitaria del sindacato per un efficace tutela degli interessi dei lavoratori e, soprattutto, per contrastare il disegno governativo della privatizzazione aziendale». Ci ha provato, la Uilposte, ma invano.

La Uilposte, conclude Boratti, «coerente con il proprio ruolo di sindacato riformista, che entra nel merito dei progetti aziendali e cerca di coglierne le storture, rimane disponibile a tutte le necessarie forme di lotta, ma è convinta che gli scioperi devono servire ad aprire le trattative, non a chiuderle!»

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