Scuola, passa la legge ma senza patentino

Marcia indietro sui requisiti speciali per i prof. Dal 2017 nuove classi di concorso con l’ok del Ministero



BOLZANO. L’iter della nuova legge provinciale sulla formazione è stato lungo e sofferto, ma alla fine il testo è passato (con qualche sorriso anche dai banchi dell’opposizione) con 19 sì, 4 no e 11 astensioni. La prima conquista di Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) è stata l’eliminazione dei requisiti speciali (patentino o simili) per insegnare in Alto Adige, ipotesi che aveva sollevato perplessità anche da parte dei Verdi e di parte dei sindacati. Nella scuola italiana si è optato invece per l'impegno a lavorare dal 2017/2018 su nuove classi di concorso per la selezione del personale docente «ma d'intesa - precisa Urzì - con il Ministero alla pubblica istruzione e ciò costituisce una garanzia di omogeneità con il sistema educativo nazionale. Previsto anche il coinvolgimento del Consiglio provinciale».

Si è discusso a lungo anche sulle attività extrascolastiche. Toccherà alle scuole decidere quali attività formative - offerte da agenzie, enti ed associazioni - saranno utili a completare il quadro didattico della scuola. «Purtroppo lo strapotere della giunta provinciale - conclude Urzì - assorbirà anche materie oggetto da sempre di contrattazione sindacale». Brigitte Foppa (Verdi) ha chiesto (vanamente) che fosse permesso coprire con le ore di formazione extrascolastica le ore di religione da cui si é esonerati e che la giunta garantisse sostegno alle famiglie a basso reddito per l’accesso gratuito alle scuole di musica. L’assessore Christian Tommasini si è detto soddisfatto dell’approvazione anche senza requisiti speciali per i docenti, perché a suo dire “non era comunque il cuore del provvedimento”. «Ma dal 2017, per i nuovi insegnanti, ci saranno ruoli locali, da approvare d’intesa con il Ministero».

Tommasini sottolinea, in ogni caso, come in futuro i docenti che insegneranno in Alto Adige dovranno quantomeno avere cognizione dei metodi di insegnamento con il Clil (Content and Language Integrated Learning), al centro della proposta plurilingue nelle scuole. «Non servirà il patentino - conclude Tommasini - ma con alunni trilingui e bidelli quantomeno bilingui sarebbe assurdo non avere docenti in grado di rapportarsi in modo corretto al plurilinguismo. Certamente questa legge è un buon inizio per avere una scuola rinnovata nei metodi e nella sostanza». (max)

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