Seeber: «Il futuro? Le funivie urbane»

Il presidente della Leitner spiega la sua ricetta per una mobilità sostenibile: «L’unico posto dove ci ignorano è Bolzano»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Anche per me vale il detto: “Nemo profeta in patria”. Nel resto del mondo invece i nostri impianti funiviari utilizzati per il trasporto urbano vanno alla grande». Michael Seeber, presidente della Leitner spa di Vipiteno, un fatturato nel 2015 di oltre 700 milioni di euro, tra i leader nel mondo nella produzione di impianti funiviari e di gatti della neve, è abituato ad essere sempre un passo avanti: è l'unico modo per confrontarsi con i concorrenti, in particolare la Doppelmayr, il gruppo austriaco che ha una filiale anche a Lana. E così se in passato il core business dell'azienda, che solo a Vipiteno dà lavoro a circa 750 persone, erano gli impianti a fune capaci di trasformare una montagna prima in località turistica e poi in una potente macchina per fare soldi; oggi la società punta con forza sul miglioramento della mobilità urbana. Ciò significa funivie, cabinovie, minimetro, navette su rotaia: cambiano i nomi ma l'obiettivo è sempre lo stesso, ovvero trasportare migliaia di persone all'interno del tessuto urbano riducendo traffico, rumore, inquinamento.

Attualmente dove state lavorando su questi progetti?

«In diverse parti del mondo: in Italia siamo a Pisa. A Berlino abbiamo vinto l'appalto per la realizzazione di una cabinovia, lunga 1,5 chilometri e in grado di trasportare fino a 3 mila persone all'ora. Nelle prossime settimane sarò a Città del Messico: anche lì realizzeremo un impianto a fune nel cuore della città».

Ciò significa che per il futuro la sua azienda guarda più ad uso urbano degli impianti funiviari che a quello per così dire “tradizionale” in montagna?

«Premesso che solo l'8% del nostro fatturato riguarda il territorio nazionale, vedo grandi possibilità di sviluppo sui mercati asiatici per gli impianti funiviari “tradizionali”, ma non in Italia. Anche perché – stabilito che siamo già all'avanguardia sotto il profilo tecnologico – si potrebbe aumentare la capienza, ma ciò significherebbe – e su questo sono contrario anch'io – ampliare a dismisura le piste. Il presente e il futuro si giocano sulla capacità di trasferire almeno parte del traffico sugli impianti a fune».

A Bolzano oggi si parla di una nuova funivia per San Genesio con partenza dai prati del Talvera e di un'altra funivia per il Virgolo da piazza Verdi.

«Mi fa piacere che se ne parli. Perché anche impianti come quello dell'Alpe di Siusi e di Renon, all'inizio contestati, oggi sono apprezzati da tutti».

Priorità per Bolzano e dintorni?

«Il collegamento tra l'Oltradige e Bolzano: peccato che quando abbiamo presentato uno studio non sia neppure stato preso in considerazione. E comunque, l'ostilità verso questo tipo d'impianti deriva dal fatto che per l’immaginario collettivo in Alto Adige funivia e cabinovia sono sinonimo di montagna e sci»

Il problema nell'Oltradige sarà risolto con la realizzazione del metrobus.

«Ho dubbi al riguardo».

Parliamo della collaborazione Leitner-Pininfarina e delle nuove seggiole premium.

«La nuova seggiovia a otto posti, entrerà in funzione la prossima stagione nel comprensorio sciistico Racines-Giovo, e coniuga alta tecnologia e lusso. L'impianto aumenta la sicurezza dei passeggeri offrendo grande comfort grazie alle seggiole ultramoderne in vera pelle e con design automobilistico. Con Pininfarina abbiamo dato vita ad una collaborazione che ha portato alla nuova cabina “Simphony” che verrà installata a Stubai e sul piccolo Cervino».

Cambiamo argomento: quanto investite come gruppo in sviluppo e ricerca?

«Circa 25 milioni all'anno, pari al 3% del fatturato».

Cosa pensa del nuovo parco tecnologico di Bolzano?

«Che rischia di diventare un centro dove alla fine andranno a lavorare gli impiegati provinciali».

Lei non è interessato a portare lì il suo centro di ricerca?

«Non abbiamo un vero e proprio centro di ricerca, ma un gruppo ristretto formato da tecnici. E comunque, per quanto riguarda le funivie, gli spazi non sono sufficienti, lo sarebbero per i cannoni da neve, ma non ho alcuna intenzione di far vedere ai nostri potenziali concorrenti su cosa stiamo lavorando».

Questo ragionamento secondo lei riguarda anche le altre grandi aziende altoatesine?

«Non ho dubbi».

Quindi invece del polo tecnologico cosa avrebbe fatto?

«Avrei portato la ricerca all'interno dell'Università. Noi, ad esempio, abbiamo importanti collaborazioni con diverse università, tra cui Trento e Innsbruck».

Come andrà a finire il referendum sull'aeroporto?

«Non sarà facile vincerlo. La verità è che non doveva neppure essere indetto. Il presidente della Provincia Kompatscher doveva ordinare i lavori»

E del progetto Benko cosa pensa?

«Nulla da dire sul progetto in sé, ma non mi è piaciuto come è stata gestita l'intera operazione».













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