Sanità

Sempre più anziani con demenza, Geriatria sotto pressione 

Il Comprensorio di Bolzano segue circa tremila pazienti. Pechlaner: «Il reparto fa l’impossibile e anche di più». Nitti: «Il certificato per l’assegno di cura va redatto dal medico di base. Troppe richieste di visite ci intasano le liste»


Valeria Frangipane


BOLZANO. Due anni e mezzo di pandemia ed un reparto che per più volte è stato trasformato in Covid ed ha sofferto la chiusura degli ambulatori dedicati.

La Geriatria del San Maurizio - al secondo piano del padiglione W - fa i salti mortali per rispondere alle esigenze dei pazienti. E deve seguire anche il Lungodegenti Firmian e la memory clinic.

In questo scenario il reparto fa i conti con la popolazione che continua ad invecchiare e si porta dietro le patologie legate all’età con le demenze in continuo aumento.

Al momento solo il capoluogo ha in carico più di tremila pazienti, molti dei quali con Alzheimer. Irene Pechlaner, direttrice del Comprensorio sanitario di Bolzano, non si tira indietro: «Geriatria ha fatto e fa il possibile ed anche di più. Ha gestito bene il Covid anche al Lungodegenti, fa il massimo con i pazienti “classici” e con la memory clinic, ma certo mancano risorse. Bisognerebbe investire e riorganizzare il lavoro ma manca personale dedicato. Non si trovano medici ed infermieri in generale ma, se possibile, in questa branca specialistica facciamo ancora più fatica. É un problema importante».

Mariateresa Nitti - direttrice reggente dopo il pensionamento del primario Albert March - ha in mano i numeri: «Siamo 13 medici, dovremmo essere in 18, ma due colleghi dovrebbero rientrare a breve. Registriamo sospensioni dovuta alla mancata vaccinazione tra il personale infermieristico ed in generale pensionamenti e assenze per maternità. Fatichiamo ma lavoriamo costantemente alla riorganizzazione dei carichi. Dei 50 letti iniziali in reparto ne restano aperti 30. Firmian che per carenza di personale infermieristico era sceso a circa 100 letti, si prepara ad aprire tra i 20 ed i 22. In ospedale stiamo tornando a regime con gli ambulatori ma abbiamo una valanga di richieste di visite. Le liste che per un periodo avevano toccato i sei mesi d’attesa, sono scese a quattro e potremmo fare anche meglio».

Francesca Lubian, responsabile della memory clinic precisa la questione: «Le famiglie devono sapere che il medico di famiglia, per legge provinciale, redige il certificato ad hoc. Se lo specialista lo richiede noi possiamo in seguito restituire una definizione diagnostica più precisa, ma non è da noi che i pazienti devono venire per avere il certificato. Lo diciamo perchè ci troviamo le liste sempre più intasate. Tra il resto va sottolineata l’importante collaborazione da ampliare con gli specialisti di medicina generale ed i distretti».

Tante negli ultimi mesi le proteste per i ritardi, avanzate soprattutto dai famigliari dei pazienti. «Ci spiace ma passano solo le esperienze negative, che sono infinitesimali rispetto alla mole di lavoro che abbiamo ed ai pazienti che seguiamo nei nostri ambulatori dedicati in cui lavora - precisa la coordinatrice infermieristica Francesca Gianmoena - un team interdisciplinare composto da medici psicogeriatrici, psicologi, ergoterapisti ecc.».

Il Covid ha pesato ma i pazienti non sono stati abbandonati. «No dicono Nitti e Lubian. Nella prima ondata abbiamo contattato circa mille persone mentre durante la seconda ondata abbiamo riaperto gli ambulatori per le visite diagnostiche urgenti».

Il 29 settembre la memory clinic ha fissato la giornata delle porte aperte: «Vogliamo che la gente venga a conoscerci e tocchi con mano il lavoro. Noi ci siamo».













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