La categoria insorge: «I nostri istituti non sono parcheggi dove mollare i figli mentre si lavora»

«Siamo insegnanti, non baby-sitter»

Scuola, docenti sulle barricate contro l'ipotesi di vacanze più brevi



BOLZANO. Insegnanti o baby-sitter, questo è il dilemma. Il dibattito sulla possibilità di accorciare le vacanze estive nella scuola ha provocato una valanga di reazioni (per lo più tra gli insegnanti. C'è chi fa notare l'incompatibilità col calendario scolastico nazionale e chi è molto più secco: «Non possiamo farci carico anche delle difficoltà delle famiglie che non sanno dove mettere i figli». Se ne parla nelle scuole ma, come spesso succede in questi casi, è su Facebook che il dibattito si incendia. La questione è: accorciare le vacanze estive scolastiche, viste le difficoltà delle famiglie a gestire i figli per quei mesi? La risposta più secca arriva da Giovanni Accardo, professore alle «Pascoli»: «Mi sono laureato, ho fatto specializzazioni post-laurea e corsi di aggiornamento, ho pubblicato su riviste: tutto per diventare baby-sitter? Capisco le difficoltà delle famiglie ma è un problema sociale e non della scuola: bisogna ripensare l'organizzazione del lavoro, non possiamo sacrificare per questo scuola e apprendimento. La didattica ha i suoi ritmi, dopo Natale i ragazzi stanno a scuola da gennaio a giugno, è impensabile farli stare sui banchi per altri mesi... Venite a maggio a vedere quanto stanchi sono in una classe e poi ne riparliamo». Inoltre, aggiunge, «c'è sempre astio quando si parla delle vacanze dei docenti, ma non è vero che sono tre mesi: lo sono solo per gli studenti, e nemmeno per tutti. Noi lavoriamo spesso fino a luglio per la maturità e a fine agosto siamo di nuovo a scuola. Certo, anche nella nostra categoria serve un sistema di selezione e valutazione perché non tutti i docenti sono uguali: ma se ci sono genitori che a causa del lavoro nemmeno parlano più coi loro figli la colpa non è nostra...». Sempre dal «Pascoli» arriva un'altra voce, quella della vicepreside Alessandra Galeazzi: «Accorciare le vacanze estive pone diversi problemi - dice -. Intanto organizzativi: siamo autonomi ma dobbiamo pur sempre fare i conti con le scadenze nazionali, ossia esami delle medie fino a fine giugno, maturità anche a luglio, ecc. E poi: in Italia abbiamo circa 200 settimane di scuola, se ne facciamo di più in estate bisogna aggiungere ferie durante l'anno, quindi il problema per le famiglie si ripropone. Vogliamo aumentare le settimane e fare organizzare l'Estate bambini alle scuole (a meno che non vogliamo tenerli in aula con 40 gradi)? Bene, ma allora servono fondi per pagare animatori e personale, e in questo periodo i fondi semmai vengono tagliati, tanto che noi alle Pascoli dovremo tagliare sulle gite...». Interviene anche la Cisl Scuola: «Vacanze estive più brevi sono possibili alle elementari e in parte alle medie - dice il segretario Sandro Fraternali - mentre alle superiori ci sarebbero troppe difficoltà organizzative. In ogni caso, se si allunga l'attività scolastica bisogna alzare le retribuzioni. Altrimenti bisogna accorciare le vacanze estive ma rimodulando il calendario durante l'anno, per esempio lasciando libero il sabato». (m.r.)

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