Sonniferi senza ricetta noto farmacista a processo
Giovanni Perini avrebbe fornito un ansiolitico a una maestra senza prescrizione La donna avrebbe ottenuto 300 pasticche al giorno. Il professionista nega tutto
BOLZANO. Il farmacista Giovanni Perini, titolare dell’omonima farmacia di via Milano 46, è sotto processo davanti al giudice Carla Scheidle con l’accusa di aver venduto pastiglie di un potente sonnifero ad una paziente (diventata col tempo dipendente dal farmaco) senza la prevista prescrizione medica. Si tratta di un’accusa pesante per un farmacista. L’imputazione fa riferimento all’articolo 445 del codice penale. In sostanza il dottor Perini è accusato di «somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica». Rischia sino a due anni di reclusione.
Il professionista (tra i più noti e apprezzati farmacisti in città) nega ogni addebito e sostiene di aver fornito periodicamente il medicinale alla paziente solo dietro regolare presentazione di ricetta medica. Ieri mattina c’è stata la prima udienza del processo davanti alla giudice Scheidle. E’ stato sentito in qualità di testimone il comandante dei Nas dei carabinieri che effettuarono alcuni controlli dopo la segnalazione dei servizi sanitari. In effetti la donna (quarantenne) negli ultimi tempi aveva più volte dovuto ricorrere a cure disintossicanti proprio a seguito di un consumo impressionante (ed ovviamente pericoloso) di pasticche ansiolitiche contenenti il principio attivo «Zolpidem».
Sarebbe stata la stessa donna a raccontare la sua odissea e a rivelare di aver avuto problemi di insonnia. Il ricorso sempre più massiccio al medicinale in questione aveva portato la paziente ad uno stato di grave dipendenza fisica e psicologica dal farmaco al punto che il medico della donna decise di interrompere ogni prescrizione. La paziente però, in crisi di astinenza, avrebbe cercato più volte di farsi consegnare il farmaco in diverse farmacie anche senza ricetta, trovando - secondo l’accusa - particolare disponibilità nel dottor Perini che le avrebbe fornito sino a 10 scatole di medicinale al giorno, corrispondenti a 300 pasticche quotidiane. La situazione si sarebbe via via appesantita al punto che la donna avrebbe subìto diversi ricoveri per tentare di disintossicarsi dagli effetti del farmaco. Il farmacista, difeso dagli avvocati Nicola Nettis e Harald Gamper, nega tutto. Ammette di aver fornito alcune confezioni del medicinale ma solo dietro presentazione della ricetta medica. Una ricostruzione dettagliata delle forniture del farmaco si è rivelata difficile. In uno dei computer del dottor Perini controllati in occasione di una perquisizione disposta dalla magistratura sono stati confermati i contatti con la paziente.
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