l'emergenza

Sos Caritas, Bolzano impoverita: Case irraggiungibili e più debiti 

Mairhofer: «Difficile trovare un alloggio a questi prezzi. A bussare non solo stranieri con stipendi bassi». Molti bolzanini schiacciati dal carovita non riescono a pagare il mutuo. «Il bisogno cancella il pudore di rivolgersi a noi»


Paolo Campostrini


BOLZANO. La Bolzano sommersa, riaffiora alla Caritas. «Una volta molti si vergognavano di bussare da noi - dicono i volontari - adesso il pudore lascia spazio al bisogno». La casa, la spesa, i debiti: sono questi i fronti, gli scogli dove tante famiglie si arenano.

«Va sempre peggio» ammette Beatrix Mairhofer, la direttrice. Sta nel fortilizio di via Cassa di Risparmio e nel suo ufficio si spera di trovare una soluzione. Quanti sono? Sempre di più. Nei mesi post pandemici il flusso è aumentato. Adesso è una piena. Chi sono? «I nuovi cittadini, persone che guadagnano 900 euro al mese e si trovano di fronte alloggi che, per starci, occorre pagarne mille di affitto ma anche, ora, tanti autoctoni». Bolzanini. Chi, fino a qualche anno fa, neppure si sognava di chiedere assistenza. E invece la crisi non solo dei ceti più esposti ma anche della middle class schiacciata da stipendi fermi da dieci anni e costo della vita decuplicato, sta facendo affluire alla Caritas una nuova tipologia di disagiati. «La loro richieste più numerose riguardano l’impossibilità di pagare la rata mensile del mutuo o quella dell’auto comprata per poter rientrare nelle categorie ammesse alla circolazione» spiegano negli uffici. In questi casi la Caritas prova a trovare una via d’uscita aumentando il numero di addetti agli sportelli della “consulenza debitori”.

«Non si ha idea di quanti si trovano adesso in difficoltà per la loro situazione debitoria. Famiglie che avevano programmato di poterne uscire in un decennio - dice un impiegato - e che invece si sono trovate d’improvviso a non farcela più». Saltano i piani e con essi anche, spesso, gli stessi equilibri famigliari. In sostanza, il faro Caritas sulla città che annaspa e, per adesso, prova ancora a nasconderlo, ha individuato due direttrici del bisogno: una è costituita dai nuovi cittadini, immigrati di prima o seconda generazione, non certo profughi, che hanno ottenuto un lavoro più o meno precario ma in grado di fornir loro un reddito, tuttavia insufficiente ad affrontare il mercato bolzanino della casa; una seconda è invece affollata di bolzanini stanziali e di tradizione urbana consolidata che, tuttavia, e quasi sempre per la prima volta in vita loro, bussano alla Caritas in cerca di una via d’uscita. «La casa è l’emergenza più sentita - conferma Mairhofer - e nonostante la nostra esperienza nel settore troviamo oggi molti più ostacoli che in passato».

Ad esempio? «Da un lato non si riesce a trovare alloggi, scarseggia dunque la disponibilità di case, dall’altro, una volta individuatele, manca la volontà dei proprietari di metterle a disposizione».

Cresce il sospetto rispetto a richiesta da parte di famiglie con uno o due bambini, oppure ancor più se si tratta di stranieri, pur con regolare contratto di lavoro. Infine, la trappola più evidente: «Negli ultimi anni il mercato abitativo bolzanino sta raggiungendo, nei prezzi, livelli mai visti prima visto che è arduo riuscire a scovare abitazioni di almeno due stanze a meno di mille euro al mese. In molti casi chi le richiede lavora in imprese di pulizie, nei cantieri o nei servizi e la media del loro stipendio non supera le 900 euro al mese, magari con punte di 1.200». La Bolzano sommersa e che esce dai radar di quella turistica o delle vetrine nel centro, si sta trovando schiacciata tra due fuochi: i prezzi delle case fuori controllo e il costo della vita non più in grado di essere raggiunto dagli stipendi. Così, a fianco di persone che sono giunte qui in cerca di un futuro, si trova sempre più chi qui aveva un passato di certezze e si trova adesso a condividere con i primi bisogni e speranze. Mai vista prima una situazione così.

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