Spagnolli: «Via gli accattoni dai tavolini»

Il sindaco: «Lo hanno chiesto i gestori dei bar. Pagano al Comune l’occupazione suolo pubblico, ora perdono clienti»


di Davide Pasquali


BOLZANO. «La questua non sarà vietata in tutta via Museo e in tutta via Portici». Lo chiarisce il sindaco Spagnolli, illustrando una ordinanza firmata due giorni or sono e che il primo cittadino ora definisce di tipo patrimoniale. «Si tratta di un’ordinanza che serve a tutelare le aree pubbliche date in concessione ai privati. Il Comune dà in concessione ai privati delle aree e si fa pagare il Canone di occupazione suolo pubblico». Il famigerato Cosap, che per molti locali specie del centro, tipo per esempio in piazza Walther, implica esborsi annuali di migliaia e migliaia di euro. Ultimamente, prosegue Spagnolli, «si sono visti sempre più spesso soggetti che facevano la questua aggirarsi fra i tavolini e disturbare la clientela. Il titolare, il proprietario di quell’esercizio paga al Comune per avere quella superficie. Allora, dopo aver esaminato una serie di regole che si sono date altre città, ho fatto una sintesi adeguata per Bolzano e ho previsto questo divieto di chiedere l’elemosina - le rose potranno venderle ancora - nelle aree concessionate». Si tratta insomma dei giardini all’aperto, «quando sono su suolo pubblico per cui si paga il Cosap. E vale fino a 5 metri dal confine: ci deve essere una fascia di rispetto laterale, sennò uno senza entrare nei tavolini arriva dall’esterno e l’effetto è uguale». La multa è di 100 euro ed è consentito il sequestro degli eventuali oggetti serviti per commettere la violazione. Anche se «è chiaro che la sanzione probabilmente il questuante non riesce a pagarla, ma in ogni caso questa ordinanza consente ai gestori di chiamare i vigili e di far allontanare le persone che girano fra i tavolini». Spagnolli lo definisce un buon passo.

«Ho fatto esaminare la giurisprudenza pregressa, che sostiene questa decisione». L’ordinanza è stata redatta dal comando della municipale assieme all’avvocatura comunale.

Non tutti i bar che hanno tavolini all’esterno li tengono su area pubblica. In questo secondo caso, «il privato ha già titolo di attivarsi se uno entra nella sua proprietà». L’ordinanza mira a colpire specialmente chi arreca disturbo nei bar con giardini di una certa dimensione, come in centro. «È giusto che noi salvaguardiamo questo tipo di attività, perché ci porta entrate». In più, il sindaco ha colto l’opportunità di questa ordinanza «anche per inserire il passaggio degli animali, che mancava effettivamente nelle nostre norme. Prima non c’era niente del genere: si faceva riferimento soltanto alle molestie su animali, però uno che si metteva lì in un angolo con un cane a chiedere l’elemosina di fatto non molestava l’animale e quindi poteva farlo». C’erano state nei mesi scorsi, da parte delle associazioni animaliste, «molte insistenti richieste di adottare un provvedimento di questo genere. Trovo sia civile farlo: chiunque può girare col suo animale, ma usarlo per accattivarsi le simpatie dei passanti per farsi dare l’elemosina non è una bella cosa».

Il sindaco tiene a sottolineare dell’altro, anche per fugare le probabili critiche che potrebbero arrivare da parte dell’ala sociale della sua maggioranza (Verdi, Sel e Comunisti) da sempre ostile alle ordinanze antiaccattoni. «Non è una crociata la mia. Sono restio alle crociate, che storicamente sono cose terribili. Non è vero poi che la questua non si può fare dappertutto. Non si può fare in ben determinate zone, ma si può fare in tante altre». Qui «non si va ad intaccare la possibilità materiale di fare l’elemosina. Se uno vuole, può farla. È lo stesso discorso dei mestieri di strada. Non gli si impedisce di farlo: gli si dà una regola. Il problema non è tanto di vietare o non vietare ma di evitare che uno, facendo l’elemosina o esercitando mestieri di strada, superi una certa soglia di disagio creato nel prossimo». E qui «la soglia è evidente: non è possibile che uno se ne stia al tavolino dell’Hotel Città, del Vienna o del Walthers’, e in un quarto d’ora se ne veda arrivare otto,più o meno storti, più o meno insistenti, più o meno antipatici. È chiaro che uno, a sedersi lì, non ci va più, ma il titolare a me dice: “Ma come, io pago!”».

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