Stefan Kiem agì da automa in preda ad un vero raptus

Il massacro della suocera a Sarentino: è quanto sottolinea il giudice che ha condannato l’elettrotecnico altoatesino a 7 anni e 2 mesi di reclusione



BOLZANO. Stefan Kiem è sicuramente l’autore del massacro della suocera a martellate (nella casa di famiglia a Sarentino) e al momento del fatto era certamente in preda ad un raptus che ne ha scemato grandemente la capacità di autodeterminarsi e, dunque, di rendersi conto di quanto stava accadendo.

E’ quanto sottolinea nelle motivazioni della sentenza il giudice Carlo Busato che ha condannato l’elettrotecnico altoatesino a 7 anni e 2 mesi di reclusione per l’omicidio della suocera. Come detto, il giudice in primo luogo ha sgomberato il campo da ogni dubbio sulla paternità del massacro.

Durante l’inchiesta, infatti, a lungo era stata adombrata la possibilità che l’uomo si fosse assunto responsabilità non sue per salvaguardare il contesto familiare. A questo proposito per alcuni mesi sono state messe sotto controllo le utenze telefoniche della moglie e dei parenti ma non è emerso nulla. Non solo. Le analisi di laboratorio dei carabinieri dei Ris di Parma hanno evidenziato sulla maglia indossata dall’imputato due macchie di sangue (della vittima) a schizzo.

n altro punto centrale della sentenza è costituito dalla modalità dei colpi soprattutto per un riscontro oggettivo alla tesi dei periti secondo i quali lo stesso Kiem agì come un automa con perdita di coscienza momentanea. La suocera (Rosa Reiterer di 75 anni) fu colpita da 15 martellate: una sulla parte destra della testa con il martello di piatto, le altre 14 a ripetizione sulla sinistra, inferti con forza, in una parte ristretta della testa.

Tutti i colpi sono risultati della stessa forza e della stessa incidenza, come fossero stati inferti da un automa definito dal perito «soggetto in stato «crepuscolare orientato». (ma.be.)

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