Da Verano a Santiago del Cile in aereo, poi un viaggio solitario di quattro mesi

Storie di Natale/ In bici per i bimbi boliviani

Armin Zöggeler pedalerà per 7000 km per beneficenza


Fabio Zamboni


BOLZANO. L'Armin Zöggeler doc, l'uomo più veloce del mondo sullo slittino, abita sulla collina difronte, a Foiana. L'Armin Zöggeler protagonista delle nostra storia di Natale vive invece a Verano, sull'altopiano di Avelengo. E non usa lo slittino ma la bicicletta. E non ama la velocità, «anche se - azzarda - forse in bici sono più veloce di lui»: la sua adrenalina è tutta psicologica, a rilascio lento, perché lui ama i lunghi viaggi solitari, avendo già attraversato a pedali mezzo continente africano, esplorato il Sudafrica, attraversato la Lapponia a piedi con uno zaino e basta.

Nei giorni intorno al Natale, mentre gli altri s' affannano a completare la lista dei regali in vista della Santa Abbuffata, Armin sarà indaffarato a completare i bagagli e a verificare tutto l'apparato tecnico: il 31 dicembre prenderà l'aereo con la sua mountain bike corredata di borsoni autarchici, destinazione Sudamerica. Festeggiando il capodanno in volo sopra l'Atlantico. Arrivato laggiù, inforcherà la bici per affrontare un viaggio di quattro mesi e oltre settemila chilometri attraverso Cile, Bolivia, Paraguay, Argentina, Perù, Patagonia. Lo farà come testimonial del progetto "Vida y Esperanza" che aiuta i bambini boliviani finanziando una struttura che si occupa di piccoli con e senza handicap.

Ma come è nata l'idea? Dopo aver attraversato la Lapponia a piedi, mi sono reso conto, definitivamente, che la bicicletta offre maggiori opportunità, ti consente di vedere molte più cose in poco tempo. E io, a 32 anni, non posso fare l'esploratore a tempo pieno, anche perché mi interessano anche altre cose. E allora ho progettato un viaggio che mi concedo un po' come premio per aver finito gli studi di ingegneria civile all'Università di Graz, in Austria. Con una cornice benefica. Certo. Alcuni anni fa ho adottato a distanza un bambino cileno, per dargli la possibilità di studiare. Quindi ho pensato di non sprecare questa occasione per far conoscere un progetto legato alla Bolivia.

Come? Parlandone più che posso: terrò un blog quotidiano, scriverò un diario che al ritorno mi servirà per raccontarmi in serate pubbliche dove darò spazio al progetto per i bambini boliviani curato dall'associazione di Bressanone OEW. Una sensibilità personale o famigliare? La mia famiglia è molto unita: mio padre, falegname, e mia madre prima casalinga e ora impiegata part-time, hanno un'armonia speciale che ci hanno trasmesso. E vado molto d'accordo anche con mio fratello, ingegnere anche lui, che vive in Svizzera, e con mia sorella che vive a Verano. Forse è servito a qualcosa.

Torniamo al viaggio: sponsor? Non ho avuto nemmeno il tempo di cercarli, ma non è un problema. Ho messo da parte i tremila euro che mi servono. Non posso raccogliere personalmente i soldi per il progetto boliviano, però facendo da testimonial penso di convincere tante persone a fare dei versamenti. L'attrezzatura? Una mountain bike, che porto in aereo con me, e poi il minimo indispensabile, perché laggiù è estate: pochi abiti, alimentazione solo per le emergenze, una tendina. E spese limitate a qualche pasto o a un campeggio, quando serve. Ha un Grande Viaggiatore come modello? No, però mi sono sempre appassionato ai personaggi che fanno grandi imprese solitarie, tra la sfida a sé stessi e l'avventura alternativa. Quelli che attraversano i deserti a piedi, o affrontano il giro del mondo in bicicletta, per conoscere meglio i propri limiti.

Qui in Alto Adige il più noto è Tilmann Waldthaler. Perché da solo? Sarebbe banale dire "meglio solo che male accompagnato", ma il senso di libertà assoluta che il viaggio in solitaria ti può dare è impagabile. Certo ci sono momenti in cui la solitudine può pesare, ma sono legati più che altro a difficoltà ambientali, alla fatica che si supererebbe meglio con un amico che ti stimola. Lascia a casa una fidanzata col broncio? Beh, in effetti la mia ragazza non è contentissima, ma capisce perfettamente la mia voglia di avventura e mi appoggia, apprezzando oltretutto l'aspetto legato alla beneficenza.

E al ritorno avrà altri sogni da coltivare? Come ingegnere mi sono specializzato nelle infrastrutture: strade, treni e tecnologia legata all'acqua. Il mio sogno è quello di poter migliorare i trasporti pubblici e le infrastrutture che non funzionano. Portare la gente ad usarle di più e meglio. Sogno progetti a lungo termine, non soluzioni d'emergenza come adesso». E chissà che le idee geniali non vengano pedalando nel silenzio assordante del deserto di Atacama.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Il caso

Chico Forti, si avvicina il rientro in Italia: ha lasciato il carcere di Miami: "Per me comincia la rinascita"

Da ieri il 65enne trentino, condannato all’ergastolo per omicidio, è trattenuto dall'Immigrazione Usa: nelle scorse ore firmato l’accordo per scontare la pena in Italia

LA PROCEDURA. La sentenza Usa sarà trasmessa alla Corte d'Appello di Trento
IL RIMPATRIO. Il ministro Nordio: «Chico Forti, lavoriamo per il suo ritorno in Italia il prima possibile»
L'ANNUNCIO Giorgia Meloni: "Chico Forti torna in Italia"

Attualità