L'intervista

«Studenti irritabili e apatici, la scuola ora deve aiutarli» 

Marco Fontana, presidente dell’associazione presidi: «In questi due anni sono aumentate le competenze informatiche ma la didattica in presenza è un’altra cosa: bisogna recuperare»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Grazie alla forte riduzione dei contagi e alle nuove regole sulla didattica a distanza, non abbiamo neppure una classe in Dad. Il discorso vale per la mia scuola come per le altre. Finalmente si sta tornando lentamente alla normalità. I ragazzi ne hanno bisogno più degli adulti, perché sui più fragili e su coloro che hanno alle spalle famiglie problematiche, la pandemia ha fatto danni non indifferenti. Notiamo una maggior irritabilità associata ad un aumento dell’apatia». Giovedì grasso, in via Parma si respirava aria di quasi normalità, con bambini e ragazzini vestiti in maschera: le lezioni sono finite prima e nell’ufficio delle “Alfieri”, scuola secondaria di primo grado (medie), è rimasto solo il preside Marco Fontana che è anche dirigente delle “Martin Luther King”, scuola primaria (elementari), oltre che presidente dell’associazione presidi. Nel 2020 la pandemia era scoppiata poco prima delle vacanze e le scuole non avevano più riaperto. Adesso, a due anni di distanza, grazie ai vaccini, si spera che la normalità, che si sta faticosamente riconquistando, diventi duratura.

Cosa rimane di “buono” di questi due anni orribili?

Sono aumentate notevolmente le competenze informatiche dei nostri bambini e ragazzi, come pure del corpo insegnanti. Ci siamo accorti che anche i nativi digitali avevano meno conoscenze di quelle che immaginavamo. Inoltre, in questi due anni, la scuola è diventata un punto di riferimento importante all’interno del quartiere.

Perché prima non lo era?

Lo era anche prima, però durante la pandemia ci siamo dovuti far carico anche di responsabilità che non erano nostre, come ad esempio quelle sanitarie. Nei momenti più critici abbiamo aiutato i genitori a districarsi tra le regole su contagi e quarantene; tuttora stiamo facendo i test. Quando tutto era chiuso, noi eravamo come un’ancora a cui aggrapparsi, una sorta di finestra sul mondo, per i ragazzi costretti a seguire le lezioni da casa. Mentre per i casi previsti dalla legge 104 e per coloro che hanno delle situazioni familiari particolarmente delicate, la scuola è rimasta aperta anche nel lockdown. Adesso però c’è bisogno urgente di recuperare quello che è il ruolo vero della scuola.

Che sarebbe?

Dobbiamo tornare a fare ricerca didattica, per trovare il modo più efficacie per insegnare ai ragazzi di oggi.

Come deve essere l’insegnante che ha l’enorme responsabilità di educare le nuove generazioni?

Forte psicologicamente, preparato a livello accademico, autorevole, disposto ad ascoltare ma anche ad innovarsi.

Cosa si è perso sul piano delle conoscenze e della preparazione in questo periodo in cui si è fatta molta Dad?

Qualcosa inevitabilmente si è perso. La scuola in presenza è un’altra cosa. Il periodo più critico è stato da marzo a giugno del 2020. Con le scuole chiuse, ci siamo dovuti attrezzare per fare didattica a distanza. Nel 2021 è stato più facile perché eravamo preparati alle lezioni in Dad. Ho calcolato che alle“King” i bambini hanno fatto in media circa un mese e mezzo di didattica a distanza; alle “Alfieri” i ragazzi circa tre mesi. Sa qual è il problema?

Quale?

Che in situazioni come quella che si è venuta a creare con la pandemia, si notano di più le diseguaglianze sociali. Per coloro che non avevano a casa genitori in grado di seguirli e stimolarli, è stato tutto più complicato. Per questo, agli insegnanti e alla psicologa della scuola ora viene richiesto uno sforzo in più per aiutarli.

In generale cosa è mancato di più ai ragazzi?

La socializzazione. Speriamo, a maggio, di poter riprendere con le gite che al momento sono ancora bloccate e di poter allentare piano piano le regole sul distanziamento che ci costringe a fare i salti mortali, per garantire a tutti il servizio mensa.

Proseguite con i test nasali volontari?

Li facciamo due volte in settimana. Al rientro delle vacanze di Natale trovavamo 6-7 anche 8 positivi ogni volta; adesso al massimo uno, ma il più delle volte neppure quello. Speriamo di continuare così.

Non la preoccupa il rientro dopo le vacanze di Carnevale?

Tutto sotto controllo. Certe scuole hanno deciso di dare il kit a casa; io preferisco che facciano il test in classe, all’inizio della prima lezione.

Quanti sono coloro che fanno il test?

Più dell’80%.

Sono molti i bambini e i ragazzini vaccinati?

Direi proprio di sì.

E per quanto riguarda il personale scolastico?

Ho fatto 8 sospensioni; non sono tutti insegnanti.













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