Talvera, una nuova vita per il fiume

Conclusa la prima fase dei lavori sul torrente. Un milione di euro per rendere irregolare l’alveo e agevolare la fauna ittica


di Davide Pasquali


BOLZANO. Il Talvera rischiava di morire, come evidenziato in un drammatico convegno tenutosi in città un paio di anni or sono. Fortemente ristretto e regolarizzato l’alveo a inizio anni Settanta per creare i famosi prati, imbrigliato nei decenni successivi per mettere la città al sicuro dalle ondate di piena, con il concorso delle forti variazioni di livello dovute allo sfruttamento idroelettrico il torrente era diventato un corso d’acqua al limite idro-biologico inferiore della sterilità. Motivo per cui, nei mesi scorsi la ripartizione opere idrauliche della Provincia si è data da fare: oltre 1,2 milioni di euro di compensazioni ambientali, sborsati da parte di Se Hydropower, impiegati per tentar di rinaturalizzare il corso d’acqua. Rendendolo a misura di temoli, trote e... pure dei canoisti. Perché entrambe le specie “animali” prediligono l’irregolarità: corso meandriforme, stretto e tortuoso, con cambi di velocità, zone di riposo e aree turbolente. È l’irregolarità a permettere alle specie ittiche di riprodursi e sopravvivere e agli uomini di divertirsi, per una volta senza generare effetti negativi sull’ambiente.

Il primo lotto di lavori si è appena concluso, ma si proseguirà nella prossima stagione di magra, quando le gelate ridurranno la portata del torrente. Con l’intenzione, nel giro al massimo di tre o quattro anni, di rendere nuovamente appetibile per la fauna ittica l’intero tratto acquatico fra la confluenza con l’Isarco e la Sill, a monte di castel Novale.

I lavori sono stati eseguiti dalla Provincia su progetto di Peter Hecher della ripartizione provinciale Opere idrauliche, a cura dell'ufficio Sistemazione bacini montani Nord e con la supervisione di Philipp Walder.

Hecher illustra il dettaglio. «Abbiamo lavorato a partire dalla confluenza con l’Isarco, all’altezza del ponte giallo dell’Eurac, eliminando dapprima il vero ostacolo che impediva ai pesci, in particolare ai temoli, di risalire la corrente».

Si è trattato di una sfida abbastanza grande, spiega oltre, si spera vinta. «Il problema era la velocità dell’acqua. In quel tratto, sotto, c’è una briglia di protezione della fognatura della città, che non si poteva eliminare del tutto e la cui selciatura superficiale velocizzava, aumentava troppo la velocità dell’acqua».

Si è lavorato dall’Accademia europea fino quasi a ponte Talvera, poi dalla passerella ciclopedonale sopra il ponte vero e proprio fino alla nuova passerella azzurra e poi nei pressi di castel Roncolo. «Lo scopo era migliorare l’habitat acquatico. Il torrente soffre molto per gli sbalzi di portata dovuti allo sfruttamento da parte delle centrali idroelettriche».

In sostanza, per sintetizzarla in maniera banale ma comprensibile, si doveva concentrare l’acqua. In certi momenti, infatti, a causa dello sfruttamento idroelettrico, il Talvera subisce dei drastici cali di portata. Riducendo la superficie laterale di scorrimento dell’acqua, ossia la larghezza del torrente, si restringe il corso d’acqua, diminuendo così il pericolo di secche, che potrebbero essere fatali alle specie ittiche. Se il torrente è stretto, un pochino di acqua ci scorre sempre.

«Un ulteriore argomento che ci ha spinto a intervenire è stato quello di ridurre il pericolo dovuto ai gorghi che si creavano a valle delle briglie di contenimento». In passato, infatti, si erano verificati numerosi incidenti, anche mortali. «Anche se una persona sapeva nuotare bene, se non si comportava nella maniera corretta rischiava di rimanerci dentro». Inoltre, «si è cercato di riqualificare il paesaggio per dare più naturalità al fiume». Come da loro competenze, i bacini montani si sono limitati a intervenire in alveo anche se, questa almeno l’opinione dei tecnici, sarebbe il caso di ampliare l’intervento, rinaturalizzando anche la zona verde attorno al torrente, ma per fare questo si dovrebbe coinvolgere anche il Comune...

Il miglioramento ricercato per agevolare i pesci, una volta terminati i lavori, avrà come detto delle ripercussioni positive anche per le attività ricreative, in particolare per chi ama scendere i torrenti in canoa.

Interventi di rinaturalizzazione, sempre finanziati tramite le compensazioni ambientali dovute per legge da parte delle società di gestione degli impianti idroelettrici, sono stati portati avanti negli scorsi mesi anche lungo l’Isarco e l’Adige, in particolare fra ponte Palermo e ponte Resia e a ponte Adige. Anche qui, il motto è uno solo, e semplice: la regolarità razionale creata dall’uomo è buona cosa sul punto della protezione idrogeologica, è pure esteticamente apprezzabile, ma cozza con le necessità della natura. Perché la biodiversità prospera soltanto negli ambienti diversificati.

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