«Techpark bello, ma senza imprese»  

Lettera del presidente di Assoimprenditori ai soci: «Ci aspettiamo che i laboratori funzionino come un’azienda»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Finite le celebrazioni per l’inaugurazione della struttura, le vostre imprese assumano un ruolo da protagoniste al centro del Techpark. Attualmente il parco tecnologico ospita cinque centri di ricerca: in realtà le vere protagoniste dell’innovazione sono le vostre aziende. Un polo tecnologico senza le imprese non ha un cuore pulsante. Una fabbrica di idee senza una fabbrica non è in grado di produrre». Si chiude così la lettera che il presidente di Assoimprenditori Federico Giudiceandrea ha inviato in questi giorni ai titolari delle 500 aziende associate.

I timori. Dal tono volutamente polemico della lettera emerge ancora una volta tutta la preoccupazione dell’associazione per il futuro del parco tecnologico inaugurato in pompa magna, una settimana fa, con la benedizione della sottosegretaria Maria Elena Boschi. Nel complesso di via Volta, nato lì dove una volta c’era l’Alumix, la Provincia ha investito circa 120 milioni di euro.

Nel grande monolite nero, realizzato a fianco del vecchio stabilimento risanato, ci sono trenta start-up e gli uffici dell'Università di Bolzano, dell'Eurac, del Centro di Laimburg, e poi CasaClima e altri istituti di ricerca: tutti insieme per favorire - si è ripetuto più volte nel corso dei discorsi ufficiali - il contatto tra le persone e facilitare lo scambio di idee all’interno di uffici con le pareti trasparenti e laboratori d’avanguardia.

Il problema è che - secondo gli imprenditori - in questo complesso di indubbio effetto architettonico e urbanistico, c’è poco di veramente nuovo, in quanto si tratta - per ora - di un trasferimento di uffici, sparsi in giro per la città, e dell’aggiunta di qualche start-up a quelle che c’erano già nella torre dell’Idm di via Siemens.

Modello Brunico. Il timore è che il Techpark, nato per volontà della Provincia e non dall’iniziativa delle imprese come invece sta succedendo per il parco tecnologico di Brunico (settore auto), resti una cosa bella ma del tutto staccata dai bisogni delle aziende che per crescere, creando ricchezza e posti di lavoro, hanno bisogno sempre più di puntare sull’innovazione in un contatto diretto con chi fa ricerca applicata.

«Continueremo - scrive Giudiceandrea agli imprenditori - a fare proposte costruttive per orientare i servizi agli effettivi bisogni delle imprese. Se vogliamo che il Techpark e le imprese collaborino e creino insieme un plusvalore per il territorio, ci aspettiamo che al suo interno le istanze delle aziende siano ben rappresentate dagli stessi imprenditori. Ci aspettiamo che lo stesso Techpark e tutti i suoi laboratori funzionino come un’impresa e vengano misurati in base ai loro risultati e in base alla loro capacità di attirare risorse private. Un’impresa che si regga sui soli contributi pubblici non ha futuro».

La ricerca. In Alto Adige due terzi della spesa in ricerca e sviluppo è finanziata - com’è giusto che sia - dalle imprese e non dall’ente pubblico.

«Se abbiamo - ricorda il presidente degli imprenditori - un prodotto interno lordo tra i più alti d’Europa, se abbiamo piena occupazione, se il nostro export sta correndo, se in molti settori l’Alto Adige è all’avanguardia, il merito è soprattutto delle aziende che già operano da noi e che hanno saputo innovare e rinnovarsi di continuo. Negli ultimi 12 mesi queste imprese hanno creato oltre 7.000 nuovi posti di lavoro. Se il Techpark sarà in grado di rafforzare le nostre aziende e quindi creare ulteriori posti di alta qualità, allora potremo considerarlo un grande successo, come tutti ci auguriamo e al quale dobbiamo lavorare insieme».

In caso con contrario sarà un “giocattolino” bello ma costoso per l’ente pubblico che dovrà continuare a finanziarlo.













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