Toponomastica, tutti contro la legge dell'Svp. Ora si torna a trattare

Partiti italiani (dal Pd a Unitalia) e opposizioni tedesche fanno fronte comune: tutti contro il disegno di legge della Volkspartei sulla toponomastica, che non passa in commissione


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Partiti italiani (dal Pd a Unitalia) e opposizioni tedesche fanno fronte comune: tutti contro il disegno di legge della Volkspartei sulla toponomastica. Il capogruppo della Svp Pichler Rolle: «Pronti a discutere, ma non se l'obiettivo è perdere del tempo» Al terzo tentativo fallito (decisivo ancora una volta l'ostruzionismo dei consiglieri italiani Alessandro Urzì e Donato Seppi), ieri la prima commissione legislativa ha sospeso la trattazione del disegno di legge dell'Svp sulla toponomastica. Questo significa che ora il ddl approda direttamente in aula. La discussione in teoria potrebbe essere inserita all'ordine del giorno già per la seduta del consiglio di fine marzo, ma tutti i partiti chiedono all'Svp di rinviare la trattazione. Toccherà alla Stella Alpina decidere quale delle tre strade scegliere: prova di forza e discussione immediata in aula (ma col rischio di farsi bloccare dall'ostruzionismo), accordo politico per rinviare la discussione di qualche mese oppure ritorno del testo in commissione legislativa per apportare al testo le modifiche che potrebbero portare ad un testo più condiviso.

LA COMMISSIONE. La prima commissione legislativa presieduta da Sepp Noggler (Svp) si è chiusa con un nulla di fatto. «È una decisione - riferisce Noggler - che abbiamo preso di comune accordo. I rappresentanti del centrodestra italiano e della destra tedesca si sono detti disponibili ad ulteriori colloqui. Il clima è positivo e questo fa ben sperare». Seppi e Urzì hanno chiesto un rinvio di sei mesi, ma l'Svp ha detto no: «Tecnicamente il testo ora arriva in consiglio, ma resta da vedere - spiega ancora Noggler - se la trattazione avverrà davvero oppure se ci sarà un rinvio».

I PARTITI ITALIANI. Il centrodestra italiano non ha mollato di un centimetro: «L'ostruzionismo mio e di Fli - dice il consigliere di Unitalia Donato Seppi - ha di fatto congelato il ddl sulla toponomastica. L'Svp si è dovuta arrendere, ma noi siamo comunque disponibili al dialogo, a patto che la comunità italiana non ne esca penalizzata». Sulla stessa linea Alessandro Urzì: «Sì al confronto per trovare una soluzione di buona volontà, ma nel pieno rispetto della toponomastica italiana. Se in consiglio l'Svp deciderà di rinviare la discussione, questo confronto potrà partire, altrimenti lo scontro sarà totale, a partire dal nodo della presidenza del consiglio». Un nodo non secondario, visto che un presidente Svp potrebbe essere più incline a bloccare l'ostruzionismo in aula rispetto ad un presidente del consiglio italiano. Morde il freno anche il Pd: «No a forzature, a maggior ragione in questa fase», avverte il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini. Il giudizio sul ddl dell'Svp è chiaro: «Così com'è non va bene e non possiamo votarlo. Chiediamo anche noi una pausa per tornare a discutere e cercare una soluzione condivisa».

LA DESTRA TEDESCA. Ulli Mair (Freiheitlichen) è chiara: «Anche noi siamo contro il disegno di legge e consigliamo allo Svp di evitare inutili forzature. Però evitiamo trattative segrete, la discussione dev'essere trasparente. I partiti italiani fanno fronte comune, è quello che chiediamo anche all'Svp che deve sedersi al tavolo con noi. La nostra proposta resta quella di prevedere il bilinguismo quando c'è una percentuale minima di abitanti dell'altro gruppo linguistico». Eva Klotz (Sf): «Il ddl dell'Svp non va bene, via i toponimi inventati da Tolomei».

LA VOLKSPARTEI. La patata bollente resta in mano all'Svp. Il capogruppo Elmar Pichler Rolle dice sì al dialogo, ma non vuole perdite di tempo: «Le destre tedesche almeno hanno già presentato proposte concrete, mentre i partiti italiani finora hanno saputo dire solo no. Se il rinvio serve per trovare una discussione possiamo parlarne, ma se si vuole solo evitare che la politica e quindi il consiglio faccia il proprio dovere affrontando questa questione, non ci stiamo».

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