Tragedia della Venosta, una ferita ancora aperta

In tanti, anche se a piccoli gruppi, hanno ricordato le vittime davanti alla stele Un fischio dai treni, preghiere, fiori e candele: il pensiero è andato alle 9 vittime


di Ezio Danieli


MERANO/LACES. Era di lunedì, il 12 aprile di 5 anni fa. Alle 9.30 una frana, staccatasi dal versante che sovrasta la linea ferroviaria della val Venosta, si staccò improvvisamente e finì contro il treno che aveva da poco lasciato la stazione di Castelbello. Una tragedia: 9 morti e ben 27 feriti, alcuni dei quali hanno ancora sulla propria pelle le conseguenze di quel disastro provocato, oramai appare certo, dall'incuria umana.

Ieri, nel quinto anniversario di quella tragedia, c'è stato un lento ma costante pellegrinaggio davanti alla stele che è stata sistemata, un anno dopo la strage, proprio di fronte alla frana che l'aveva provocata. I familiari delle vittime, superstiti del treno della morte, molti venostani che hanno perso parenti ed amici, tanti turisti sono sostati a lungo davanti alla stele commemorativa, hanno lasciato un fiore, dei lumini, hanno voluto ricordare chi è morto e chi è rimasto ferito.

Ricordiamo i nomi delle vittime: Franz Hohenegger, Regina Tscholl Tappeiner, Franz Rieger, Rosina Ofner, Michaela Zöschg, Julian Hartmann, Elisabeth Peer, Judith Tappeiner e Michaela Kuenz Oberhofer.

Ieri non c'è stata una cerimonia vera e propria: la Provincia, per l'ennesima volta, non ha pensato che fosse opportuno organizzarla benché, come ha detto l'assessore ai trasporti Florian Mussner, "la tragedia sulla ferrovia Merano-Malles sia stata una delle più gravi accadute in Alto Adige negli ultimi anni".

Ma i venostani ed i meranesi non hanno dimenticato. E sono accorsi ugualmente, nonostante la splendida giornata di sole. Era domenica: molti hanno ricordato i parenti, morti e feriti, nelle cerimonia religiose che ci sono state nei vari centri della vallata. Ma il pellegrinaggio, silenzioso, c'è stato comunque.

È iniziato già sabato nel pomeriggio per riprendere ieri mattina, dalle 9 in poi quando i treni della Sad hanno voluto ricordare con un fischio cosa era accaduto cinque anni fa. E così, davanti alla lapide che ricorda la tragedia e con i nomi delle nove vittime, in tanti hanno fatto una sosta. Chi ha portato un fiore, che ha acceso un lumino, chi, semplicemente, ha sostato un attimo in preghiera.

Si sono fermati in tanti, compresi i molti ciclisti che hanno approfittato della giornata di sole per fare una sgambata. Anche i turisti si sono fermati a ricordare. I macchinisti dei treni in transito hanno voluto onorare il momento di raccoglimento di tutta la valle azionando la sirena nel momento in cui passavano sotto il costone roccioso che sovrasta la linea e dal quale si era staccata la frana assassina.

Le storie delle 9 vittime sono lì a testimoniare - nella loro semplicità della vita - cosa può succedere all'improvviso. Senza nessun preavviso. Lunedì 12 aprile di cinque anni fa la tranquillità della Venosta fu sconvolta dalla terribile strage del treno.

La questione degli indennizzi è praticamente risolta. Il corso della giustizia pare ancora lontano dall'essere concluso. Di recente si è decisa in tribunale una superperizia sulla valvola dell’impianto idrico a monte del luogo del disastro per capire eventuali responsabilità del consorzio irriguo. Intanto la Venosta, come capita da cinque anni, non ha ancora smesso di piangere le sue vittime ed i suoi feriti.

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