Tre coltelli per uccidere la moglie 

L’omicidio Riffeser. Ieri davanti al giudice Michaeler i periti hanno rivelato che Johannes Beutel avrebbe agito con assoluta lucidità I periti: uomo di cultura e intelligenza superiore. Ha tentato anche di manipolare i test psicologici durante la perizia, personalità complessa


Mario Bertoldi


Bolzano. Johannes Beutel, il giovane austriaco in carcere per aver assassinato con 43 coltellate la moglie Alexandra Riffeser, usò tre coltelli diversi per massacrare la consorte. Si tratta di un particolare agghiacciante emerso ieri nel corso dell’incidente probatorio davanti al giudice Manfred Michaeler che ha disposto la perizia psichiatrica sul presunto assassino. Quanto emerso ieri, però, appesantisce notevolmente la posizione dell’ imputato che si è sempre difeso affermando di non ricordarsi nulla delle fasi più drammatiche dell’omicidio attribuibile ad una sorta di corto circuito mentale dell’imputato a conclusione di un furibondo litigio. In realtà l’omicida sarebbe stato assolutamente lucido in tutte le fasi del massacri , al punto da colpire una prima volta la moglie con un coltello da verdura per procedere con una serie impressionante di altri colpi (con un secondo coltello da verdura trovato in casa) per poi concludere il massacro con il micidiale coltello “a farfalla” che Beutel portava sempre con sè. Una dinamica omicida che poco si attaglia all’ipotesi del “raptus mentale” e della capacità sfumata (in quel momento) di autodeterminarsi. Nell’ appartamento del delitto all’Huber Hof di Quarazze (dove la vittima viveva) la polizia trovò tre coltelli insanguinati in un lavandino della cucina e le analisi di laboratorio hanno ora rivelato che il sangue ritrovato apparteneva inequivocabilmente alla vittima. Nel corso dell’udienza di ieri, che si è protratta sino al pomeriggio, i periti d’ufficio hanno confermato al giudice le conclusioni rese note nelle scorse settimane. Il professor Heinz Prast (sudtirolese con studio professionale ad Imola), il dottor Tommaso Caravelli (qualificato psicologo romano spesso impegnato in consulenze forensi) ed il dottor Stefano Zago (che ha curato la somministrazione all’indagato dei test psicologici) sono giunti alla conclusione convinta che Johannes Beutel fosse perfettamente in grado di intendere e di volere anche nelle fasi dell’accoltellamento. La figura di Beutel che i periti d’ufficio hanno delineato ieri in aula è quella di un uomo di cultura e intelligenza media superiore, laureato, dirigente d’azienda, che avrebbe anche cercato di “manipolare” i test psicologici nel tentativo di indurre gli psichiatri a considerarlo per lo meno seminfermo di mente. Ieri i periti hanno anche confermato che l’indagato non ha mai avuto in passato problemi di carattere psichiatrico anche se è vero che nelle settimane precedenti il dramma a Beutel erano state prescritte delle cure per superare un periodo di stress prolungato. Nulla, però, sostengono i periti del giudice, che possa aver provocato conseguenze psichiche a livello patologico. Nell’udienza di ieri (che è stata aggiornata al 22 novembre prossimo) non c’è stato il tempo di sentire anche i consulenti di parte. Gli avvocati difensori Marco Ferretti ed Alessandro Tonon hanno però contestato le conclusioni dei periti d’ufficio e hanno anche cercato di ottenere informazioni che potrebbero risultare importanti su alcuni problemi adolescenziali dell’indagato, con presunte ripercussioni anche nella maggiore età. Secondo la difesa Johannes Beutel avrebbe sviluppato un tipo di personalità piuttosto complessa, conseguenza anche di piccoli grandi drammi vissuti prima da bambino ( in casa sarebbe stato sempre considerato il meno “sveglio”), poi da ragazzino (a scuola sarebbe stato considerato il più sfortunato della classe) infine da adulto (costretto a subire una posizione “dominante” della moglie che lo avrebbe, in una occasione, anche picchiato). Beutel, sosterrà la difesa con i propri consulenti, avrebbe sviluppato una personalità da persona sottomessa. In occasione dell’omicidio, dopo un ennesimo litigio con la moglie, secondo il perito Heinz Prast «si sarebbe rotta la corda».













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