Trecento padri impoveriti dai costi della separazione

La testimonianza: «Costretto a vivere in un furgone e lavoro tutti i giorni» Cirimbelli (Asdi): «L’Ipes intervenga per aiutare anche queste persone»


di Alan Conti


BOLZANO. Ogni anno in Alto Adige circa 400 minori si vedono, loro malgrado, coinvolti nella separazione dei genitori. E circa 300 padri si trovano a dover lasciare la casa dove hanno vissuto. E per loro inizia la spirale infernale dei conti in più da pagare tra assegno di mantenimento, nuovo affitto ed eventuali rate del mutuo residue. E non è sempre facile restare a galla con uno stipendio medio.

É il caso di Massimo (nome di fantasia) che racconta la sua difficile storia. «Mi sono separato un anno fa e sono anche andato incontro al fallimento della mia attività imprenditoriale. Piccola ma mia. Con 4 figli (una già sposata e gli altri di 16,15 e 9 anni) mi sono così trovato fuori casa e con l’assegno di mantenimento di 500 euro da girare alla mia famiglia. Ho dovuto rimboccarmi le maniche e darmi ancora di più da fare. Dal lunedì al venerdì lavoro in una ditta di ristorazione e catering, il sabato e la domenica mattina in discarica con una cooperativa e domenica pomeriggio ritiro gli ingombranti». Senza mai un giorno riposo? «Mai un riposo, ma mi interessa relativamente perché prima di tutto conta il benessere dei miei figli». Il problema, però, è che Massimo abita in un furgone. «Non riesco a trovare una casa. L'Ipes non mi sostiene perché risulto single con un doppio reddito e molto spesso sul mercato privato non trovo sbocchi. Io pagherei anche un affitto, ovviamente il più basso possibile. Mi basterebbe, onestamente, un monolocale per sfuggire al freddo del furgone. Non ho mai bevutò né mai alzato un dito contro qualcuno della mia famiglia. Vivo solo un momento davvero molto difficile che affronto con immenso spirito di sacrificio anche se vivere per strada è dura. In fondo sono anche già nonno – sorride – visto che mia figlia più grande mi ha regalato un nipotino». Chi conosce da vicino il fenomeno dei padri senza casa è Elio Cirimbelli, direttore e fondatore dell'Asdi dal 1986, il primo in Italia con una formazione specifica damediatore familiare. «La casistica, purtroppo, è ampia. Vi faccio alcuni esempi. Conosco un operaio quarantenne che guadagna 1.300 euro al mese e che versa 500 euro per il figlio e 350 per un mutuo pregresso. Per fortuna l'azienda dove lavora gli mette a disposizione uno sgabuzzino con un letto ed un armadio. Conosco un altro padre che dorme in camper tutte le notti. Chiediamo all’Ipes di ricordare che esiste anche questa categoria di disperati, magari con alloggi a rotazione». (a.c.)













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