Tricolore, l’assoluzione è stata annullata 

La Corte di Cassazione cancella il verdetto d’appello e ordina un nuovo processo a Klotz e Knoll. Rispoli: «Avevo ragione io»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. La prima sezione della Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con cui la Corte d’appello (sezione di Bolzano) aveva assolto tre esponenti del Südtiroler Freiheit (tra cui Eva Klotz e Sven Knoll) dall’accusa di vilipendio alla bandiera italiana. La suprema Corte ha accolto in pieno le tesi della Procura generale e ha annullato l’assoluzione (a suo tempo emessa “perchè il fatto non costituisce reato”) disponendo la ripetizione del processo davanti ad nuova sezione della Corte d’appello di Trento.

Al centro del caso, come si ricorderà, ci sono i manifesti che il movimento secessionista di Eva Klotz aveva deciso di diffondere a sostengo di una campagna promozionale per il distacco dell’Alto Adige dall’Italia. Come si ricorderà sui manifesti la bandiera tricolore veniva raffigurata in una pattumiera (ed equiparata all'immondizia), spazzata via da una scopa in saggina con lo slogan: «L'Alto Adige non ha bisogno dell'Italia».

In primo grado il giudice Ivan Perathoner aveva accolto le tesi dell’allora procuratore capo Guido Rispoli (oggi procuratore generale del Molise) ritenendo che il manifesto avesse oltrepassato il limite della critica politica. Valutazione confermata in pieno anche dalla Corte di Cassazione che respinse il ricorso degli imputati contro il sequestro degli stampati disposto dalla Procura. In effetti la Suprema Corte rilevò che sul manifesto la bandiera italiana era «rappresentata ad evidente fine di dileggio e con chiaro intento denigratorio..» e veniva «portata via da una scopa per far posto a quella tirolese, raffigurata come bandiera pulita che segue al sudiciume ramazzato dalla scopa». In primo grado il tribunale condannò ad una multa di tremila euro a testa i consiglieri provinciali Eva Klotz e Sven Knoll, oltre a Werner Thaler, rappresentante legale del movimento Südtiroler Freiheit.

In un primo tempo il procedimento aveva coinvolto altri 5 esponenti del movimento secessionista sudtirolese in seguito prosciolti. La condanna in primo grado di Eva Klotz, Sven Knoll e Werner Thaler venne però clamorosamente cancellata con un colpo di spugna dalla Corte d’appello (sezione di Bolzano) che dispose la piena assoluzione di tutti gli imputati «perchè il fatto non costituisce reato». I giudici d’appello non tennero assolutamente conto delle valutazioni già espresse dalla Corte di Cassazione nella fase preliminare e decise che il manifesto doveva considerarsi espressione del diritto di critica che - aveva sostenuto in arringa l’avvocato difensore Nicola Canestrini - «avrebbe dovuto essere considerato prevalente anche sull’eventuale necessità di difendere il decoro dei simboli delle istituzioni».

Ora, come detto, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura generale e ha annullato l’assoluzione di Eva Klotz e compagni disponendo un nuovo processo d’appello davanti ad una nuova sezione della Corte d’appello di Trento. Sarà ovviamente fondamentale verificare le motivazioni (non ancora depositate) che accompagneranno il provvedimento della Suprema Corte che, nel nuovo processo d’appello, non potranno ovviamente essere ignorate.

Profonda soddisfazione per la decisione della Cassazione è stata espressa ieri dal Procuratore generale Guido Rispoli. «E due... - commenta l’alto magistrato - Dopo la sentenza Stein an Stein, anche quella sul vilipendio alla bandiera emessa sempre dalla sezione di Bolzano della Corte d’appello di Trento, è stata cassata. Anche in questo caso avevo ragione. Non credo sia necessario aggiungere altro...»

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