Truffe via internet, più denunce alla Questura di Bolzano

Sono numerosi i casi in cui cittadini tedeschi ed austriaci chiedono tutela dopo essere stati raggirati con il cosiddetto “rip deal”



Sono numerose le truffe commesse con il cosiddetto “rip deal” che ogni anno vengono denunciate da parte di cittadini tedeschi e austriaci presso la Questura di Bolzano.

Il termine “rip-deal” deriva dall’ inglese dalle parole “to rip” (strappare) e “deal” (affare). Infatti, gli impostori contattano le potenziali vittime attraverso le inserzioni pubblicate (transazioni immobiliari, vendite di veicoli, cavalli, orologi, gioielli, oggetti d’arte oppure acquisizioni di società). In occasione del primo incontro, i truffatori non si mostrano sempre interessati all’oggetto menzionato nell’inserzione e tentano piuttosto astutamente di portare il discorso su un’operazione di cambio o su una transazione in contanti. In un secondo momento, solitamente nell’atmosfera di un albergo di lusso, i malviventi accennano ad affari riguardanti somme di denaro sempre più cospicue.

Solitamente offrono euro in cambio di franchi svizzeri o viceversa e in rari casi anche dollari americani. In alcuni casi, dichiarano che il denaro è stato acquisito in modo illecito o che si tratta di denaro sporco, oppure richiedono il pagamento di una cospicua somma quale prezzo per l’attività di intermediazione.

Nell’ultimo caso , una cittadina tedesca ha sporto formale denuncia-querela in ordine ad una truffa aggravata, perpetrata in suo danno all’interno di una struttura ricettiva di Roma. In sintesi, la medesima, alla ricerca di una linea di credito di alcuni milioni di euro, ha consegnato alla controparte, a titolo di acconto, la somma di euro 100.000 in contanti, ricevendone in cambio, a dimostrazione della disponibilità finanziaria dei finti intermediari, euro 300.000, somma costituita da banconote da 500 euro, rilevatesi essere banconote fac-simile.

L’attività d’indagine intrapresa dalla Squadra Mobile della Questura di Bolzano, in stretta collaborazione con i colleghi di Roma e con il collaterale Ufficio di Polizia austriaco, dopo l’acquisizione delle immagini-video presso l’albergo romano, ha permesso di giungere con certezza all’identificazione di uno dei malfattori, il quale, in occasione dell’incontro conclusivo, indossava persino una parrucca.

Si tratta di S.B., cittadino di origine serba di 33 anni, in Italia senza fissa dimora, il quale conseguentemente è stato deferito all’autorità giudiziaria per truffa aggravata e violazione delle norme

in materia di importazione di valuta ed uso di denaro contante.













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