Turismo: crollo degli italiani meno 30%, “colpa del fisco”

A risentire maggiormente del calo di presenze sono la Val Gardena, la Val Badia e la Val Pusteria. Il presidente Meister: «Hanno trasformato i nostri alberghi in avamposti della Guardia di Finanza»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Statistiche ufficiali non ce ne sono, ma al capezzale del turismo in Alto Adige girano numeri che oscillano tra il 10 e il 30 per cento.

E tutti hanno in comune il segno negativo.

Sarà la congiuntura negativa, sarà la crisi dei consumi e l’effetto delle riforme lacrime e sangue del Governo Tecnico, però quello che veramente manca rispetto al tradizionale afflusso continuo di prenotazioni e pernottamenti, è il turista italiano.

A risentirne maggiormente sono le zone ad alta vocazione turistica delle valli orientali, con in testa Gardena, Badia e Pusteria, che di turisti italiani in passato riempivano fino al 70% delle camere d’albergo.

Sul versante occidentale invece resistono gli arrivi dall’Austria e dalla Svizzera, per quest’ultima soprattutto nella Val Venosta e da quando il tasso del franco svizzero è favorevole al cambio in euro.

Cercando di scandagliare nelle ragioni del crollo di appeal dei paesaggi altoatesini verso il mercato interno, è impossibile non imbattersi negli effetti degli ultimi decreti, soprattutto in campo fiscale.

«Hanno trasformato i nostri alberghi in avamposti della Guardia di Finanza – lamenta il presidente dell’Unione Albergatori Walther Meister – non solo per quanto riguarda il pagamento in contanti fino a un massimo di mille euro, che è comunque una grossa limitazione, ma anche perché costringono le strutture a segnalare tutti i clienti che in capo al soggiorno risultano aver speso oltre i 3.600 euro».

E non si tratta di evasione fiscale, Meister ne è sicuro.

E spesso il problema si presenta anche per le normali famiglie che vivono di stipendio. Insomma l’immagine del turista italiano riccone ed evasore che viene in Alto Adige si tratta bene e paga preferibilmente in nero non piace per nulla agli albergatori nostrani.

Dal punto di vista commerciale poi, spiega Dado Duzzi, dell’Azienda di Soggiorno Bolzano, «la concorrenza del Nord Tirolo si fa sempre più spietata, la loro offerta in termini di gastronomia e paesaggi è molto simile a quella altoatesina, ma per gli albergatori austriaci non ci sono tutti gli obblighi di legge che da questa parte invece stanno causando un mare di problemi».

Come se non bastasse, aggiunge Duzzi, «l’opinione pubblica ci ha dipinto come la patria degli evasori con la storia dei blitz della Guardia di Finanza a Cortina e dintorni, e ora la gente tira dritto e passa il Brennero piuttosto che rimanere qui a farsi perquisire se ha un’auto più grande».

Ma è ancora troppo presto per tirare le somme, afferma Duzzi, «la stagione è ancora molto lunga e non sarebbe giusto darsi al pianto disperato prima di averne visto la fine, certo che analizzando il comportamento dei clienti però sorgono nuove e allarmanti tendenze».

Mentre prima chi prenotava non batteva ciglio di fronte al prezzo, ora la norma è finire in trattativa.

In questi casi si salva chi ha più optional da offrire, «la strategia vincente sta nel diversificare i servizi, e magari offrire al cliente un pacchetto in offerta piuttosto che abbassare il prezzo».

In rapporto alla qualità dei servizi, i prezzi medi in Alto Adige sono quelli giusti, e gareggiare al ribasso porterebbe più problemi che benefici, «però si allunga in continuazione la lista degli albergatori spregiudicati che fanno dumping al ribasso – denuncia Meister – tutto a scapito della qualità dell’offerta, stiamo valutando una prposta di legge che svincoli in numero delle stelle dalla quantità di organico, finora avevamo creduto che questo fosse il modo giusto di garantire un certo livello di servizio, ma a quanto pare ci sbagliavamo».

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