Uccise la zia con il Krav Maga Annullato il patteggiamento 

Il processo dovrà essere rifatto. La Cassazione ha accolto il ricorso per «errata qualificazione giuridica del reato» Loris Daniel Caciula fu ammesso al patteggiamento (4 anni e 10 mesi) con derubricazione in omicidio preterintenzionale 


Mario Bertoldi


Bolzano. Il processo per l’omicidio di Nicola Caciula, la donna romena di 46 anni trovata priva di vita nel suo mini appartamento di Brunico il 17 luglio di due anni fa, si riapre clamorosamente. La quinta sezione della Corte di Cassazione ha infatti accolto il ricorso inoltrato dalla Procura generale (dottoressa Donatella Marchesini) contro la sentenza di patteggiamento che aveva chiuso il caso sotto il profilo processuale.

Come si ricorderà il nipote della vittima, Loris Daniel Caciula di 23 anni, aveva patteggiato una condanna a 4 anni e 10 mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Il giovane era stato arrestato con l’accusa di aver provocato la morte della zia stringendole il braccio intorno al collo, da dietro, con una mossa di Krav maga, disciplina israeliana di combattimento e difesa.

La procuratrice Marchesini aveva chiesto l’annullamento del patteggiamento per «errata qualificazione giuridica del fatto». E la Corte di Cassazione le ha dato perfettamente ragione. Il patteggiamento, dunque, è stato annullato e gli atti del processo sono stati rimessi al giudice dell’udienza preliminare presso il tribunale di Bolzano per una nuova qualificazione giuridica del reato. In particolare, secondo il ricorso, non si sarebbe trattato di un omicidio preterintenzionale, bensì volontario. La volontà omicidiaria sarebbe dimostrata dalla dinamica dei fatti: Daniel Caciula, stringendo il braccio intorno al collo della zia per oltre dieci secondi, avrebbe avuto consapevolezza che quel tipo di mossa avrebbe comportato il blocco del flusso del sangue e dell’ossigeno al cervello della vittima. Daniel Caciula - ha sostenuto la Procura generale - avrebbe in pratica accettato il rischio che la zia potesse morire, agendo quindi con il cosiddetto dolo eventuale ed accettando dunque il rischio di conseguenze estreme ed irreversibili.

Secondo il patteggiamento, invece, la morte della donna sarebbe giunta come conseguenza non voluta della mossa di Krav maga (una tecnica di combattimento) fatta per difendersi da una presunta avance (che non ha mai trovato negli atti alcun riscontro oggettivo). Partendo dalla pena base di dieci anni, il giovane aveva poi goduto delle riduzioni per la concessione delle attenuanti generiche, della semi infermità mentale e dello sconto previsto in caso di patteggiamento. Alla derubricazione in omicidio preterintenzionale si era giunti dopo alcune valutazioni sull’esito dell’autopsia. Era infatti emerso che Nicoleta Caciula non era stata strangolata ma avrebbe perso la vita a seguito della lesione delle ghiandole barocettoriali presenti nel collo che regolano il battito cardiaco e la pressione del sangue sulla base di impulsi inviati in zona cerebrale. La donna dunque sarebbe morta di infarto per sovrastimolazione delle ghiandole in questione. Tra il resto il giovane, rimasto in carcere circa un anno per custodia cautelare, aveva un residuo di pena da scontare inferiore a quattro anni con conseguente diritto a chiedere l’ammissione ai servizi sociali in prova. Ora il giudizio di primo grado è stato annullato ed il procedimento andrà ripetuto con una diversa qualificazione giuridica del reato. La difesa (avvocato Angelo Polo) non potrà più battere la strada della preterintenzionalità. Sotto il profilo processuale è una complicazione non da poco.













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