Una collezione si apre alla città 

Via Argentieri. La «Kreuzer» è per prima cosa un luogo: 24 stanze e quasi duemila metri di superficie, un labirinto di passione e di ricerche Le opere d’arte sono state valutate intorno ai 16 milioni di euro. Ieri un’anteprima. La curatrice: «L’80% siamo riusciti a renderlo visitabile» 



Bolzano. La "Collezione Kreuzer" non è soltanto una collezione. È per prima cosa un luogo. Si entra, si esce, ci si inerpica per scale ripide, si raggiungono i piani alti, si passa da un corridoio con un grande Depero appoggiato a terra come se fosse arrivato ieri a uno studio con sulla scrivania i disegni di Egger Lienz e, al muro, i cartelloni pubblicitari della "ditta Eccel" appesi, disegnati da Peter Fellin. Ventiquattro stanze. Quasi duemila metri di pavimenti. E porte e scale e finestre, scaffali e raccoglitori. Un labirinto di passione e di ricerche senza fine. Il regno di Josef Kreuzer, giudice e affamato raccoglitore di arte del Novecento, con porta d'ingresso su via Argentieri, un'altra su via Portici. Ieri è stato aperto. Non succede spesso. Anzi, proprio per niente. Occorre fare domanda, chiedere, aspettare mesi. La ragione è che non è semplice controllare quell'intrico di stanze e opere.

La curatrice e l’associazione

Laura Kolowratnik, la curatrice, ha fatto scoprire la collezione e i suoi luoghi all'associazione "zusammen.it" di Claudio Degasperi. Questa scoperta giunge assieme ad una notizia: a giorni sarà proclamato il vincitore del concorso per la risistemazione della Kreuzer. E, di conseguenza, verrà scelto il "format" col quale la collezione verrà restituita alla città. Meglio: consegnata definitivamente. Serve, questo format. Perchè sarà un'impresa strutturale e architettonica collegare i corridoi, aprire i piani a nuove scale, connettere le epoche, coordinare i settori e infine riordinare gli archivi. L'altra questione riguarda la Provincia, la quale ha deliberato in giunta che la Kreuzer diventerà museo provinciale, con un capoufficio e uno staff. E che per questo sono stati destinati due milioni di euro. Una accelerazione che apre nuovi scenari. Non solo per la «Sammlung» ma per l'intera rete museale del territorio, dal Brennero (e oltre) a Borghetto ( e ancora oltre). Bolzano ha infatti il Museion che si è concentrato sull'arte contemporanea, il Mart vede invece il Trentino fare altrettanto su quella moderna, mancava chi potesse fare da ponte, sia territoriale che culturale, un museo capace di mettere in circolo le connessioni tra nord e sud e tra il Novecento e il nuovo secolo, tra il Tirolo e il Nord Italia, passando per una collezione senza pari dei pittori e degli scultori alpini. Italiani, tedeschi e ladini. Per far comprendere ai bolzanini cosa mai ci fosse prima del Museion e delle sue fughe concettuali e aiutare a riconoscere la propria possibile identità artistica. "Intanto si potrebbero intensificare le aperture - mette lì Degasperi - e inserire la Kreuzer nelle visite offerte agli ospiti della città, dal sindaco o dal presidente...". Ma, entrandoci, nel palazzo della collezione, si comprende il perché di tanta attuale prudenza. Innanzitutto gli ingressi. Sul piano strada di via Argentieri si accede solo alla sala delle conferenze, tra un grande Plattner del '70 al "Mahlzeit" di Albin Egger Lienz del 1920 a una pietra di Peter Fellin. È il luogo in cui, nel 2017, poco prima di morire ("e proprio con la coscienza che si avvicinava alla fine...") Josef Kreuzer annunciò l'atto di donazione del suo bene, opere e immobili, alla Provincia: "Con l'impegno che ne faccia un museo" era stata la richiesta rivolta a Philipp Achammer. Ma per salire alle stanze dell'arte occorre uscire e poi salire su una scala esterna, a fianco, sempre su via Argentieri. Poi c'è l'altro accesso, su via Portici. Insomma, è chiaro che andrebbe ripensato e reso agevole l'ingresso anche per un folto numero di fruitori. Che oggi è complicato. Meno, lo è stupirsi. C'è tutto.

Collezione infinita

Tutto quello che si poteva comprare, raccogliere, commissionare per chi immaginava di assemblare un percorso culturale che tenesse dentro una intera regione alpina. "L'80% siamo riusciti a renderlo visitabile, non troppo spesso e con poche persone da far entrare" spiega la curatrice. Per l'altro 20% si aspetta la definizione del progetto, appena sarà proclamato il vincitore del bando. Ma c'è un aria di sospensione quasi ovunque, come se si aspettasse di uscire da un lungo purgatorio. Nella prima stanza c'è mezza storia dell'arte del secolo scorso: Alfred Kubin, uno straordinario nudo di uomo di Egger Lienz, Oskar Kokoschka, Depero, Peter Fellin. Nella seconda l'altra mezza: Hofer, Bacher, Hans Piffrader, quello del monumento, e poi nella terza Ignaz Stolz, Albert. Si sale una scala a chiocciola per finire in mezzo ad un vortice di Wolf, Disertori, Bonacina, Camillo Rasmo, Guido Polo, Gino Pancheri, Carlo Bernardi, Umberto Moggioli, Remo Wolf. Nell'angolo, straordinari vetri di Scherer. Tanti Vallazza, dai filosofi e artisti di Markus a un grandioso totem di legno di Adolf, addossato ad un muro che occhieggia un Pietro Annigoni. Sieglinde Tatz Borgogno, una delle invitate a questa giornata di apertura straordinaria, scopre, messa in un angolo prima del vano scale, una sua scultura di bronzo: "Eccola" dice emozionata. La rivede dopo anni. Gira la testa con così tanto da vedere. Sempre al secondo piano, un'altra stanza, rivela Lenhard, Leo Putz, Nepo, Carl Moser con le sue contadine al bagno e i fazzoletti tirolesi a coprir loro il capo. Ignaz Gabloner ci fa restare in pieno secolo breve, come la Madonna di Martin Reiner apre agli anni '60 .

Lo studio di Kreuzer

Di stanza in stanza, si arriva allo studio di Kreuzer, le sue scrivanie, le sedie, il telefono e gli appunti. Le pile di cataloghi, che sono anch'essi un tesoro per i bibliofili. Negli scaffali delle librerie anche le riviste. Su un paio di questi, occhieggia, tutta in nero una raccolta di Fmr, lo straordinario prodotto tipografico di Franco Maria Ricci, venduto anni fa per poterci costruire il suo Labirinto della Masone, un sogno vicino a Parma. E poi disegni, stampe, due pareti di raccoglitori e archivi. Ci vorrebbero giorni. E una pausa per non abusare. Ecco la Kreuzer. Vederla, finalmente, fa capire quanto possa valere riaverla. Le opere lì conservate, per dire una cifra, sono state valutate intorno ai 16 milioni. Tra un po', potranno vederle tutti. E questa è la vera notizia. P.CA.















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