Una rete per i profughi e i loro familiari dispersi
La Croce Rossa di Bolzano potenzierà anche sul territorio il suo servizio per le attività di ricerca degli scomparsi e per i ricongiungimenti dei nuclei
BOLZANO. Jean Henri Dunant è il fondatore della Croce Rossa, ma nel 1859 è solo un imprenditore al seguito dell’esercito francese che nella pianura padana sta avanzando contro le truppe austriache. A Solferino, i due schieramenti si scontrano in una delle più cruento battaglie della storia che lascerà sul campo quindicimila uomini tra morti e dispersi in un solo giorno e oltre ventimila feriti. Impressionato da una simile carneficina Dunant si adopera in soccorso dei feriti di entrambi i fronti. Nel libro “Un ricordo di Solferino” racconta come trovatosi di fronte a un caporale ferito e in punto di morte domanda cosa possa fare per lui. Il caporale risponde semplicemente: «Far sapere alla mia famiglia che sono morto». La promessa che questa semplice informazione sia recapitata, dà un sollievo insperato al militare che muore serenamente. Dunant scriverà un libro su tutta quell’esperienza che diventerà il manifesto della Croce Rossa, e che - quarant’anni dopo - gli varrà il nobel per la pace.
Oggi, al tempo del grande esodo dei profughi che fuggono da guerre e conflitti e muoiono nel tentativo di raggiungere l’Europa e una vita migliore, questo lavoro risulta particolarmente importante e di grande valenza umanitaria.
Per questo la Croce Rossa Italiana, anche dopo l’esperienza del naufragio nel canale di Sicilia del 18 aprile di quest’anno che ha visto tra i 700 e 900 dispersi, a cominciato a lavorare su una piattaforma di ricerca di informazioni e ripristino dei legami familiari dei dispersi denominata “Restoring Family Links”.
In pratica, l’attività consiste nell’aiutare le persone che hanno subito una separazione, a causa di conflitti armati o calamità naturali, a ripristinare il contatto con i propri familiari: «Un lavoro che Croce Rossa ha sempre fatto - dice il responsabile del progetto nazionale Andrea Pettini - con il terremoto dell’Aquila o con l’identificazione dei dispersi dell’Armir, l’Armata italiana in Russia, ma è con l’esperienza nel mediterraneo che la Croce Rossa italiana ha fatto un salto in avanti che ci pone all’avanguardia nel contesto europeo».
Anche Bolzano dunque sarà interessata dalla ristrutturazione del servizio: «La struttura già esiste ma non abbiamo avuto tante richieste perché questo servizio non è molto conosciuto. Nel corso di quest’anno solo 4 profughi, hanno richiesto il nostro aiuto per far avere notizie o per avere notizie dei propri familiari». Così il responsabile del progetto per la provincia di Bolzano Erwin Kob da trent’anni in Croce Rossa, uno dei quattro volontari specializzati nel Restoring Family Link (RFL): «Anche a Milano dove si trova il centro operativo per le attività del mediterraneo, il primo anno ci sono state solo 2 richieste, mentre quest’anno sono state 400. Noi dal prossimo anno ci attendiamo un aumento sensibile anche perché faremo molta pronazione, anche attraverso Caritas e Volontarius». Un lavoro molto importante quello di ristabilire i contatti familiari e, quando possibile ravvicinare i nuclei separati a favore dei richiedenti asilo e i migranti in genere. «Questo è possibile - sottolinea Erwin Kob - grazie a una rete internazionale vastissima creata da Croce e Mezzaluna Rossa che riesce ad arrivare anche in zone di guerra».
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