Una strada camionabile squarcia il bosco di Tagusa

Castelrotto: larga in media oltre 4 metri con tornanti di 8 metri di raggio. Scempio degli escavatori in una delle ultime zone “chiuse” dell’altopiano


di Giancarlo Ansaloni


BOLZANO. Larga in media 4 metri e, a tratti qualcosa di più con un (almeno per ora) tornante di circa 8 metri di raggio, costruito a zampate d’escavatore su un terrapieno alto circa tre metri; fondo in terra battuta liscio come un biliardo: senza dubbio un’ opera magistrale considerata la zona impervia.

A occhio potrebbe essere scambiata quanto meno per una strada provinciale agevolmente carrozzabile, considerata anche la pendenza “morbida”; manca solo uno strato d’asfalto.

Invece ha tutta l’aria di essere un lotto di una strada forestale progettata appositamente per il transito, anzi andirivieni, di camion, vista la larghezza, per il trasporto di legname. Il cantiere in questione si trova circa un chilometro prima dall’abitato di Tagusa, frazione di Castelrotto, lembo estremo di territorio comunale che si affaccia sulla Val d’Isarco. Ci si arriva imboccando sulla destra una stretta strada asfaltata che porta al maso Geiger, percorsa anche dagli appassionati di nordic walking, trattandosi di tratto del percorse escursionistico Tisana- Tagusa.

Dopo circa 200 metri dal bivio ci s’imbatte in piccolo cantiere dove staziona un grosso escavatore. Ora i lavori sembrano fermi per ferie, ma dalle tracce lasciate dai cingoli appare evidente che la macchina s’inerpica per circa 5-600 metri lungo un erto sentiero, con divieto di transito, ormai in disuso, per arrivare alla zona dei lavori, un centinaio di metri più a monte.

Consultando le carte si evince che la nuova strada, o tronco, si trova a circa 1070 metri di quota poco a ovest della località Planitz, a sua volta collegata alla strada di Tagusa con un sentiero sbarrato, poco meno di 100 metri più a valle. Tutto questo per dire che ci troviamo in una zona strettamente protetta, accessibile solo a gitanti appiedati. Per contro la maxi-strada in costruzione sembra puntare nettamente nel cuore del “Tagusener Wald”, o bosco di Tagusa, una fitta foresta di conifere, per collegare forse la zona di Tagusa alla frazione sul versante opposto, cioè l’abitato di Tisana. Si profilerebbe insomma una “ferita” non da poco per una zona finora selvaggia e intatta.

Qualcosa di analogo che si era prospettato qualche anno fa per il bosco di Castelvecchio-Hauenstein, a monte di Siusi, ai piedi delle torri dello Sciliar, di proprietà della Curia di Bressanone.

Progetto fortunatamente abbandonato per le proteste della gente e forse anche in virtù dell’avvicendamento sul soglio di Palazzo Vescovile a Bressanone. L’aspetto sorprendente in questo caso però è che negli uffici competenti i pochi dipendenti presenti cadono dalle nuvole.

Il sindaco di Castelrotto Andreas Colli dice di aver orecchiato qualcosa di molto vago; in effetti la competenza primaria spetterebbe all’Ispettorato forestale di Bressanone, dove il titolare però è in ferie; in seconda battuta dovrebbe subentrare la stazione forestale di Castelrotto, ma nessuno sa dare indicazioni precisa, anche per via di un complesso intreccio di competenze: se si tratta di una strada forestale la progettazione viene attribuita alla Comunità della Val d’ Isarco, che starebbe curando un piano di rifacimento dei sentieri (sic!) fra Bressanone, Chiusa, Gardena e parte di Castelrotto, mentre le Foreste avrebbero solo compiti di sorveglianza.

Sta di fatto che per sfruttare il legname dei boschi una volta bastava un modesto trattore con rimorchio o semplici e poco impattanti teleferiche. Ora forse si punta a uno sfruttamento più intensivo e per questo servono i camion. Si vuol seguire forse lo sciagurato esempio dell’Amazzonia?

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