UNITA' D'ITALIABolzano, prefetto e questore si dissociano dagli insulti di Sgarbi a Durnwalder

Nota congiunta per prendere le distanze dalle frasi pronunciate in loro presenza da Vittorio Sgarbi, che ha paragonato Durnwalder a Hitler e gli italiani dell'Alto Adige agli ebrei perseguitati
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Antonella Mattioli


BOLZANO. «Quelle dichiarazioni sono contrarie ai principi della convivenza». Investiti dalle polemiche accese da Sgarbi, il questore Dario Rotondi e il commissario del governo Fulvio Testi prendono le distanze dalle parole pronunciate davanti a loro da Vittorio Sgarbi

Il paragone “italiani come gli ebrei sotto Hitler” fatto da Vittorio Sgarbi, critico d’arte e sindaco di Salemi, ha provocato un incendio. Sotto accusa Sgarbi e Biancofiore. Il gruppo del Pdl che fa capo all’onorevole Giorgio Holzmann attacca Michaela Biancofiore che ha invitato a Bolzano Sgarbi. Imbarazzo anche tra i fedelissimi della deputata azzurra. Dall’India una nota del presidente della Provincia Luis Durnwalder definisce “inqualificabili” le dichiarazioni del critico d’arte e politico vicino al centrodestra. Da Roma il deputato della Stella Alpina Siegfried Brugger annuncia un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. Il segretario del Pd Antonio Frena stigmatizza il fatto che commissario del governo e questore non abbiano abbandonato la sala del Comune dove Sgarbi ha fatto quelle affermazioni.

GLI EBREI.
La sparata che ha provocato un’ondata generale di indignazione: «Gli italiani non possono essere minoranza in una nazione che è Italia, altrimenti vi si rende simili agli ebrei durante il nazismo. Essere un italiano che patisca sofferenze sulla propria identità vi rende simili agli ebrei. Attento Durnwalder a non cancellare Mussolini per diventare simile a Hitler». Sgarbi ha fatto queste osservazioni, l’altra sera, nella sala di rappresentanza del Municipio dove, seduti in prima fila, c’erano il commissario del governo Testi e il questore Rotondi. L’accusa che viene rivolta loro, prima dal segretario del Pd Frena e poi dal deputato Svp Brugger, è di non aver lasciato la sala.

PRESA DI DISTANZA.
La risposta, nel primo pomeriggio di ieri, è un comunicato congiunto in cui i rappresentanti delle due istituzioni prendono le distanze: «Il commissario del governo ed il questore, presenti, su invito, presso la sala civica del Comune di Bolzano, all’illustrazione delle iniziative del Comitato garanti Unità d’Italia, precisano che le dichiarazioni e i riferimenti resi, sia nella sostanza che nella forma, dal professor Sgarbi, sotto la sua esclusiva responsabilità ed evidentemente a titolo personale, non sono assolutamente condivisibili in quanto contrari ai principi di rispetto e di convivenza su cui si fonda lo statuto di autonomia e a cui si ispirano, anche nella quotidianità, i tre gruppi linguistici». Brugger e il collega di partito Karl Zeller, che ieri hanno parlato a lungo al telefono con Testi, apprezzano “le parole del commissario del governo e del questore per equilibrio, senso delle istituzioni, spirito di collaborazione nei confronti della comunità altoatesina e della convivenza fra i diversi gruppi linguistici. Tutto ciò contro cui è andata la manifestazione di lunedì a Bolzano”.

IL COMITATO. «Galeotta» fu la presentazione del comitato. Biancofiore aveva invitato a Bolzano Sgarbi per tenere a battesimo, nella sala di rappresentanza del Comune, il comitato per le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia fondato dalla stessa deputata del Pdl, e insignito del patrocinio del Comitato nazionale per l’unità d’Italia istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Le iniziative del comitato si affiancheranno alle celebrazioni curate dal gruppo di lavoro ufficiale insediato al Commissariato del governo, in cui sono presenti associazioni e Comuni, tra cui Bolzano. Questo spiega la presenza in Municipio del prefetto Testi e del questore Rotondi. Anche Sgarbi è direttamente coinvolto nei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. «Il Commissariato del governo - spiega Biancofiore - ospiterà uno degli eventi clou delle manifestazioni: l’allestimento a Palazzo Ducale di un padiglione della Biennale di Venezia, di cui Sgarbi è presidente. Per questo motivo l’ho invitato per la presentazione del comitato che è stata preceduta dalla visita al monumento alla Vittoria e al bassorilievo di Mussolini».

L’IRA SVP.
Brugger e Zeller attaccano sia Sgarbi che Biancofiore: «Sgarbi ignobile, Biancofiore sua complice. Sostenere come ha fatto Sgarbi che gli italiani in Alto Adige sono come gli ebrei sotto il nazismo e che il presidente della Provincia Durnwalder debba essere paragonato a Hitler, è una provocazione di stampo fascista che offende le coscienze e l’identità non solo dei gruppi di lingua tedesca e ladina ma di tutta la popolazione di lingua italiana. Patetiche le parole pronunciate dalla Biancofiore». Brugger ha annunciato un’interrogazione in cui chiederà al governo di esprimersi sulle affermazioni del sindaco di Salemi. Il giorno prima l’Obmann Richard Theiner aveva invitato la deputata azzurra a prendere le distanze da Sgarbi “per non perdere quel poco di credibilità che le è rimasta”.

NESSUN RIPENSAMENTO.
Biancofiore risponde attaccando: «Sgarbi non ha mai citato la Svp, è pertanto curioso che il partito di raccolta si senta tirato in ballo. Forse c’è qualcuno che ha la coda di paglia. Sgarbi ha usato parole forti per sottolineare che l’identità italiana in Alto Adige viene sistematicamente cancellata».

L’IMBARAZZO. Le parole di Sgarbi hanno creato imbarazzo all’interno del neocostituito comitato per le manifestazioni dei 150 dell’Unità d’Italia. Uno dei quattro vicepresidenti Achille Ragazzoni (Istituto per la storia del risorgimento italiano) si dissocia “sia dai toni che dai contenuti”. «Mi sono prefissato di rimanere nel campo dell’alta cultura, della ricerca e della divulgazione storica, non mi piace che gli elefanti entrino nei negozi di cristalleria, producono cocci difficili da ricomporre». Anche Enrico Lillo, uno dei coordinatori del Comitato oltre esponente del Pdl fedelissimo di Biancofiore, si distanzia: «Ha usato parole forti che non avrei mai usato. Avrei preferito che si parlasse più di cultura che di polemiche».

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