LO SFIDANTE

Urzì: "Adesso tutti uniti per cambiare la nostra città"

Il consigliere: "Pronto per il ballottaggio, parlerò direttamente con i bolzanini". L'appello a Tomada, Benussi e Lega Nord: "Più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono"


di Paolo Campostrini


BOLZANO. L'onda che doveva subito sommergerli non arriva. Si frange tra Don Bosco e una Svp con poco fiato nei polmoni: e così Alessandro Urzì resta con la testa fuori dall'acqua. Respira. E' ancora vivo. Spagnolli rincula, il ballottaggio diventa una certezza.. .
Riparte la sfida a Luigi Spagnolli: «Giuro che me la gioco. Ci provo fino in fondo». Ecco Alessandro Urzì che trova il suo avversario e scappa dal pericolo di un tracollo che le divisioni sanguinose del centrodestra potevano far presagire. «Questo tutti contro tutti non promette niente di buono», sibilava uno scrutatore di coalizione illuminato dal suo computer davanti alla prima sezione in arrivo. Si tratteneva il respiro in Piazza Mazzini, dove gli urziniani e il loro tripartito avevano messo in piedi la ridotta elettorale. Quando i numeri cominciano a stringere sulle stesse percentuali, con Spagnolli impegnato a scendere rispetto alle precedenti comunali e la Svp costretta ad ammettere il proprio fiato corto anche nei quartieri che gli sono molto cari, tra le scuole Goethe e via Cassa di Risparmio, anche Urzì accenna a un sorriso. E adesso? «Da domani non voglio più parlare di partiti, di segreterie e segretari che si rincorrono, di vessilli. Voglio semplicemente parlare ai bolzanini. Dovrà essere una questione tra me e loro, non tra me e Spagnolli. Programma contro programma, credibilità e coerenza contro chi ha mostrato tutta la sua stanchezza». Ma anche una lezione? «E certo. Riusciremo mai a capire che se ognuno va per la sua strada non va da nessuna parte? Se penso a Benussi, alla Tomada, anche agli elettori della Lega e guardo a quello che chiedono e immaginano per Bolzano, trovo molte più cose che ci uniscono da quelle che ci dividono. E allora andiamo». Poi c'è la Svp. Che cede ma è lì. Lontana da Urzi. Irrimediabilmente? «Non c'è nulla di definito- ammette il consigliere provinciale - perché il canale di comunicazione con Rainer Steger, ad esempio, è sempre aperto. Gli ho scritto, gli parlerò. Conto che la Svp guardi ai programmi, all'economia, ai progetti, agli orientamenti del proprio corpo sociale. E allora spero...». Come speravano gli urziniani. Passati, davanti all'afflusso dei primi dati, dalla paura dell'esclusione alla certezza del ballottaggio. Ad ogni squillo del telefono una sezione. Quando si arriva a quelle dei quartieri lo stupore è soprattutto per i numeri della Lega. Gabriele Giovannetti ripete le cifre di via Parma: «Vettori 101!». Alessandro Forest scuote la testa: «Salvini cresce ovunque, dopo l'ultimo comizio non c'era scampo». E già si fanno i calcoli per il ballottaggio. «Intesa prima? La Lega non l'ha mai cercata», ammette Urzì. Mentre i suoi guardano ai grillini che rubano i voti della Svp e alla lista civica per Spagnolli che sembra rubare voti solo al Pd senza eroderne quasi nessuno nell'area moderata presidiata da Gennaccaro e dalle avanguardie del centrodestra. Il quale è certificato lontano come non mai dagli anni delle sue avanzate nei quartieri operai, con le ridotte della sinistra conquistate ad una ad una. Oggi deve stringere i denti. «Dimentichiamo i personalismi adesso». "Due settimane di corsa insieme" ecco quello che chiede Urzì.
 













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