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Uscì di strada con l’auto, condannata la Provincia di Bolzano

Il Fiat Doblò era finito in una mega pozzanghera: ribaltato e rovesciato più volte. Il giudice: «Mancata manutenzione dei tombini, assenza di segnaletica e luci»


Davide Pasquali


BOLZANO. «Fortunatamente, l’automobilista è rimasto illeso». Lo scrive il giudice monocratico presso il tribunale di Bolzano nella sentenza che ieri ha condannato la Provincia autonoma di Bolzano al risarcimento dei danni e alla rifusione delle spese legali sostenute dalla vittima di un rocambolesco incidente, causato dalla cattiva manutenzione della statale del Brennero nel tratto immediatamente precedente al casello dell’A22 a Bolzano Nord. Le han provate tutte, i legali provinciali, ma la giudice Ulrike Ceresara ha approfondito, sentito una quantità di testimoni, e poi ha sentenziato: 5.320,40 euro di risarcimento per l’auto e il suo contenuto, oltre agli interessi legali e alla svalutazione monetaria a partire dal 23 ottobre 2013, più altri 4.835 euro di spese legali oltre Iva e Cap e il 15% a titolo di rimborso spese forfetarie sui compensi di causa. Insomma, un diecimila euro abbondanti. E alla Provincia è andata ancora piuttosto bene, perché il mezzo coinvolto era solo un Fiat Doblò piuttosto datato. E il conducente è rimasto illeso. Altrimenti, sarebbe stata tutta un’altra storia.

L'avvocato Perathoner

Ma veniamo ai fatti. Siamo a fine ottobre 2013, verso mezzanotte. Manfred Maffei, di Tires, rappresentato nella causa contro la Provincia dall’avvocato Christian Perathoner, a bordo del suo Fiat Doblò sta percorrendo la SS12 in direzione Brennero. Piove forte. Poche centinaia di metri prima del casello di Bolzano Nord, dopo il benzinaio Agip sulla sinistra, c’è una curva destrorsa. Improvvisamente, il conducente perde il controllo del mezzo a causa della presenza di oltre 40 centimetri di acqua sul manto stradale, ribaltandosi e rovesciandosi diverse volte. Il tutto a causa di un tombino rimasto intasato e non pulito tempestivamente, nonostante le avverse condizioni meteo.

La Provincia, in giudizio, ha provato in ogni modo a difendersi: manutenzione fatta secondo le regole, in caso di maltempo non si può prevedere proprio tutto, soprattutto è colpa dell’automobilista: velocità non adeguata alle circostanze di tempo e di luogo. Insomma, sarebbe dovuto essere l’automobilista ad evitare l’effetto aquaplaning.

Il giudice però ha approfondito: il tombino al chilometro 442,50 non era stato pulito il giorno precedente, a differenza di quelli nelle immediate vicinanze. E nei pressi non era stata nemmeno posizionata idonea segnaletica di pericolo. Un operaio provinciale ha dichiarato di aver pulito pure quel tombino, ma i rapporti degli uffici provinciali non confermavano. E il giudice non ha considerato attendibile la dichiarazione dell’operaio, proprio perché dipendente provinciale. In più, carabinieri e pompieri hanno confermato: allagamento provocato da intasamento del tombino tramite foglie e detriti. Il tombino era stato pulito sì, ma solo dopo l’incidente. Non prima. La segnaletica era stata sì posizionata, ma solo dopo la carambola. La vettura, si legge in sentenza, si era fermata nel mezzo di una pozzanghera che andava dal km 442,500 sino al km 442,620. Tradotto dal burocratese, fanno circa 120 metri di pozzanghera alta 40 centimetri e che occupava l’intera corsia in direzione nord. Per di più, come si conviene in casi simili, ossia di forti precipitazioni, l’area non era illuminata a dovere. Insomma, non si erano rispettate le comuni norme di diligenza e prudenza. Quindi, ora ci sono da risarcire i danni: auto totalmente distrutta, merce trasportata, occhiali del conducente.

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