Usura: altri 3 imprenditori fanno causa alle banche

Hanno scoperto che il tasso d’interesse applicato sul mutuo era troppo elevato Si può ottenere la restituzione di quanto pagato, ma va avviato un contenzioso


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Dopo Andrea e Gianluca Paganella, titolari della Savutensili di via Santa Gertrude, altri tre imprenditori bolzanini hanno deciso di avviare altrettante azioni legali contro istituti di credito. Motivo: ritengono che le banche nel concedere loro mutui abbiano applicato tassi usurari in violazione della legge 108 del 1996.

Sono storie diverse che in comune hanno la disperazione di non farcela più a restituire i soldi avuti in prestito dalle banche per creare un’azienda o tenerla in piedi in periodi di crisi. C’è l’angoscia di perdere tutto quello che si è riusciti a costruire nell’arco di una vita.

La decisione di aprire un contenzioso contro un istituto di credito non è mai una scelta facile: la maggior parte rinuncia subito, qualcuno però vede la causa come ultima spiaggia e ci prova.

«Sono circa una ventina - spiega Stefano Angeli, ex consigliere comunale della destra che oggi si occupa di consulenze - tra imprenditori, liberi professionisti e anche privati che si sono rivolti a me. In tutti i casi è verificato che le banche - otto complessivamente - avevano applicato tassi usurari. Tre di questi hanno deciso di avviare una causa».

Angeli si richiama alla legge 108 del 1996: «Il legislatore ha stabilito che il tasso è usurario quando, sommando i vari interessi più le spese, si supera il tasso soglia fissato dalla Banca d’Italia trimestralmente. Intendiamoci, le banche queste cifre le mettono nero su bianco quando si accende un mutuo, ma spesso e volentieri il cittadino non conosce la legge 108 che prevede l’annullamento del contratto stesso con conseguente restituzione degli interessi pagati, oltre all’azzeramento dei rimanenti. Il cliente per tanto dovrà restituire solo il capitale».

Tutto questo, nella stragrande maggioranza dei casi, l’interessato lo scopre quando si trova con l’acqua alla gola: i debiti aumentano e non riesce più a pagare le rate. Angeli si è appassionato alla materia, l’ha studiata e approfondita, decidendo alla fine di dare una mano a chi si trova sull’orlo del baratro. Adesso vorrebbe aprire uno sportello - ha già dei contatti - presso un’associazione.

È un campo minato, per questo chi si trova già in affanno, alla fine spesso preferisce rinunciare.

«Io invece dico - insiste Angeli - che non bisogna mollare».

Sulla carta è tutto semplice, nella realtà le cose sono più complicate e soprattutto costose: particolare non secondario per chi naviga già in cattive acque.

Quanto costa fare una prima verifica sui conti e quindi accertare se al mutuo o al conto corrente è stato applicato un tasso usurario?

«Nulla. Io raccolgo la documentazione, faccio una prima verifica e poi se ci sono i presupposti, mando tutto ad un centro studi di Brescia che fa gli approfondimenti del caso gratis. I mutui sui quali si fanno gli accertamenti vanno dai 70-80 mila euro in su, sotto non conviene. Nel momento in cui si verifica che l’usura c’è, l’interessato può decidere se fare causa oppure no. Se opta per la prima soluzione, dovrà sostenere i costi di un’analisi del contratto di mutuo periziata e le spese legali per avviare la causa che punta ad ottenere l’annullamento del contratto stesso e la restituzione degli interessi».

E la società bresciana cosa ci guadagna?

«Il 25% sul recupero degli interessi».













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