Variante sudafricana, c’è il forte rischio di chiudere altri Comuni 

I casi accertati finora sono 12 e 78 di variante inglese. Lockdown prolungato? Discussione aperta in giunta Widmann e Zerzer: «Le mutazioni al virus, il tema centrale. I casi legati tra loro: 190 campioni in fase di accertamento»


Valeria Frangipane


Bolzano. «Abbiamo 12 casi accertati di variante sudafricana tutti collegati tra loro ed altri 190 campioni in fase di controllo».

L’assessore alla sanità Thomas Widmann è in attesa dei risultati e non si fa eccessive illusioni. «Ne troveremo altri ed allora andremo a chiudere altri Comuni. Questo fino a quando sarà possibile... Se e quando dovessimo renderci conto che il problema si è esteso a macchia di leopardo su tutta la provincia, chiuderemo l’Alto Adige». E se domani trovate casi a Bolzano? «Chiuderemo Bolzano come già successo per altri Comuni. Ma non ho la sfera di cristallo, non prevedo l’imprevedibile». La popolazione deve tenersi pronta e se vuole evitare il peggio, rispettare le regole.

Al momento i Comuni già bloccati per colpa della sudafricana sono Merano, Rifiano, Moso, S. Pancrazio, tutta la Val Passiria e ancora Lana e Malles Venosta. Si entra e si esce solo con test rapido non più vecchio di 72 ore (a Merano, Rifiano, Moso in Passiria e San Pancrazio i controlli iniziano oggi negli altri partono da mercoledì).

«Questa variante è pericolosa. Preoccupa la rapidità con cui si diffonde e si teme possa ridurre l'efficacia dei vaccini e causare reinfezioni. Va bloccata subito», spiega l’assessore.

Il direttore Prevenzione del ministero, Gianni Rezza, dice che bisogna agire molto tempestivamente e in modo aggressivo contro le varianti non ancora molto diffuse, ovvero sudafricana e brasiliana. «Quindi all'interno delle regioni vanno fatte delle zone rosse. L’inglese è più diffusa e diventerà dominante, ma dobbiamo fare di tutto per limitare le altre».

Lockdown stop il 28 febbraio

Forse avanti fino al 7 marzo.

L’Alto Adige è in forte difficoltà. Le infezioni calano troppo lentamente (ieri altri 313 casi su 6.530 test), l’Europa ci ha confermato “rosso scuro” e contiamo 78 varianti inglesi e 12 di sudafricana. In questo scenario resta difficile pensare che il lockdown possa terminare il 28 febbraio.

Philipp Achammer - assessore all’economia - pochi giorni fa ha messo le mani avanti.

«Non possiamo dare garanzie di riapertura il primo marzo - ha detto all’Unione commercio - possibile che il lockdown sia prolungato di un’altra settimana».

Probabile dunque che si vada avanti fino al 7 marzo. Quasi certa la chiusura di nidi ed asili fino a questa data con didattica a distanza per elementari, medie e Superiori che contano ancora troppi contagi.

Widmann allarga le braccia: «I dati sono in miglioramento ma certo devono scendere ancora. Ed i numeri cambiano giorno dopo giorno. Se resteranno questi temo che dovremmo andare avanti ancora una settimana, ma se si abbassano - ed anche questo è possibile - allora riapriamo. Andiamo avanti giorno per giorno».

Gänsbacher: nuovo lockdown?

«No, rispettate le regole».

«I numeri stanno calando, lentamente ma vanno giù ed allora dico che prolungare di un’altra settimana il lockdown non ha senso. Credo che occorra iniziare a riaprire per step». Parla così l’immunologo altoatesino Bernd Gänsbacher, membro della commissione europea Ema per l'ok al vaccino Pfizer BioNtech. «L’elemento centrale resta il rispetto delle regole: distanziamento, mascherine e igiene della mani. Spero che gli altoatesini lo abbiano capito». E con la scuola cosa farebbe? «Inizierei ad aprire ai più piccoli per lasciare ancora a casa i ragazzi più grandi. Poi mano a mano tutti». Secondo lei il lockdown duro serve? «Certo. Lo dimostrano Cina, Nuova Zelanda ed Australia. Ma qui non è più proponibile. L’economia soffre, la popolazione è stanca».















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